Teresa Sánchez de Cepeda Ávila y Ahumada, nota come Santa Teresa d’Avila, nacque in una famiglia agiata. Suo padre, figlio di un ebreo convertito al cristianesimo, le trasmise un’eredità culturale complessa, che includeva radici ebraiche.
Fin da piccola, Teresa ricevette dalla madre una grande passione per i romanzi cavallereschi, un interesse che coltivò con fervore. Tuttavia, la sua infanzia fu segnata da una tragica perdita: la madre morì quando Teresa aveva soltanto 13 anni, un evento che influenzò profondamente il suo cammino sia materiale che spirituale.
Teresa crebbe diventando una figura carismatica e determinata, dotata di uno spirito trascinante. Estrema nelle sue scelte di vita, seppe unire alla sua fede una grande abilità organizzativa e diplomatica, gestendo con saggezza i monasteri e mantenendo rapporti strategici con le personalità influenti del suo tempo. Fin da ragazza, la sua passione per la religione e la scrittura emerse con forza: convinse il fratello a fuggire con lei per combattere contro gli infedeli, e insieme scrissero un romanzo cavalleresco, rivelando così i due grandi amori che avrebbero caratterizzato la sua vita: la fede e la scrittura.
Nell’epoca della profonda crisi della Chiesa, mentre essa raggiunge l’apice della propria magnificenza, è attraversata da inquietudini interne e lacerata dalla predicazione di riformatori come Martin Lutero e Juan de Valdés, che provocano una ferita profonda. Quando Teresa ha circa trent’anni, si svolge il Concilio di Trento (1545-1563), che segna una fase cruciale per la “rifondazione” della Chiesa cattolica.
In questo periodo, la Chiesa si impegna sia nella guida spirituale delle anime, con la fondazione di nuovi ordini religiosi e la promozione di un rinnovato rigore e spiritualità, sia nel controllo di queste stesse anime, imponendo regole monastiche più severe e rafforzando l’azione dei tribunali dell’Inquisizione.
In Spagna, dopo l’apogeo della potenza sotto Carlo V (1500-1558), suo figlio Filippo II (1527-1598) diventa il difensore dell’ortodossia cattolica.
Nonostante l’immenso impero coloniale, il dominio spagnolo inizia a mostrare segni di declino. È in questo contesto storico che Teresa, sfidando il volere del padre, decide di farsi monaca.
Fugge di casa ed entra nel monastero di Avila, ma la sua sete di assoluto rimane insoddisfatta. Giovane di notevole bellezza, dotata di intelligenza vivace, Teresa amava il comfort e la conversazione, ma il monastero offriva ancora troppe occasioni di contatto con il mondo esterno. La sua ricerca spirituale continua, finché, intorno ai vent’anni, cade preda di una misteriosa e terribile malattia, descritta da alcuni come una sorta di paralisi durata quasi due anni, esperienza che Teresa racconterà diffusamente nei suoi scritti.
Il peggioramento della salute di Teresa avviene quando si trova ancora nel convento, a causa di cure inadeguate.
Il padre, preoccupato, decide di portarla via e la affida a una delle sue sorelle sposate, affinché possa riprendersi. È durante questa permanenza che Teresa si avvicina ai libri che, come lei stessa afferma, la introducono all’orazione interiore, un’esperienza mistica che segnerà profondamente.
Tuttavia, le sue condizioni peggiorano ulteriormente e, desiderando tornare in convento, Teresa si trova ad affrontare una situazione drammatica: viene data per morta.
Soltanto l’attenzione del padre rivela che, in realtà, è ancora viva. Per un lungo periodo, Teresa rimane immobilizzata, incapace di muovere altro che le dita di una mano. Col tempo, riesce a spostare i carponi e, lentamente, recupera la salute, sebbene non completamente. Per il resto della sua vita, infatti, soffrirà di numerosi disturbi: dolori di stomaco, emicranie lancinanti, acufeni – che descrive come il suono di cori di uccelli e cascate – e frequenti dolori al cuore, tra molte altre infermità.
Il suo spirito forte e il suo cuore sensibile restano un esempio di come Teresa abbia saputo affrontare le difficoltà fisiche e spirituali della sua vita, mantenendo sempre un’anima serena e una mente attiva, capaci di cercare la bellezza e l’armonia anche nei momenti più bui.
Le visioni e le estasi mistiche rappresentano sicuramente uno degli aspetti più enigmatici e affascinanti della vita di Santa Teresa d’Avila. Lei stessa ne parla diffusamente nella sua Vita.
Le estasi di Teresa non sono semplici esperienze interiori: spesso si manifestano fisicamente. È stata vista levitare, cadere in stati di profonda estasi e restare come morta, rigida, durante queste esperienze, proprio come Gianlorenzo Bernini la raffigurerà nella sua celebre scultura L’Estasi di Santa Teresa.
Santa Teresa narra di aver udito chiaramente la voce di Gesù e di averlo visto con gli occhi della mente, percependone la fisicità. Questi incontri mistici non erano solo contemplativi: Gesù le parlava, le impartiva ordini e consigli che lei seguiva con grande devozione. Tuttavia, all’inizio, Teresa era profondamente turbata da queste manifestazioni. Temendo che possano essere inganni del demonio, si rivolse a numerosi sacerdoti e teologi per ottenere conferme e chiarimenti. Dopo aver esaminato attentamente i suoi racconti, la risposta fu unanime: quelle visioni e voci erano di origine divina.
Paradossalmente, man nano che Teresa entra in una più profonda comunione con Dio, le sue estasi iniziano a diradarsi. Come lei stessa scrive, raggiunge una vera pace interiore, ma proprio in quel momento comincia il periodo più impegnativo della sua vita. La serenità che prova dentro di sé contrasta con le difficoltà esterne che si troverà ad afrontare.
Dio le affida una missione importante: riformare l’ordine dei Carmelitani, che aveva ormai smarrito l’austerità originaria.
Al centro della nuova regola ci sarà la povertà assoluta, un principio che Teresa considera fondamentale per la libertà spirituale. Tuttavia, questo tema suscita grandi opposizioni, sia all’interno dell’ordine carmelitano sia nelle alte sfere ecclesiastiche. Un ordine povero, infatti, è più libero, ma anche più temuto e pericoloso rispetto a uno appesantito da ricchezze e beni materiali.
Sia Teresa che alcuni dei suoi sostenitori, come San Giovanni della Croce, subirono persecuzioni e furono sospettati di eresia a causa delle loro idee riformatrici.
Tuttavia, nonostante le difficoltà e le opposizioni, Teresa riuscì a portare a termine la sua missione. Alla fine, il suo coraggio e la sua determinazione prevalsero, portando alla nascita dell’ordine riformato dei Carmelitani Scalzi e delle Carmelitane Scalze. Questo nuovo ordine, fondato su principi di austerità e povertà assoluta, divenne un simbolo di grande spiritualità e dedizione, incarnando i valori più profondi della vita contemplativa e dell’amore per Dio che Teresa tanto perseguiva.
Tra il 1567 e il 1571, Teresa di Gesù fonda numerosi conventi della riforma carmelitana in diverse città della Spagna: Medina del Campo, Malagón, Valladolid, Toledo, Salamanca e Alba de Tormes.
Questi anni di intensa attività si svolgono nonostante la sua salute sempre più precaria e le difficili condizioni dei viaggi, spesso compiuti in mezzo a climi rigidi, al freddo o sotto il caldo torrido. Molte volte, Teresa arriva in un luogo senza i necessari permessi per la fondazione del convento, eppure i monasteri nascono rapidamente, talvolta letteralmente nell’arco di una notte.
Nella sua vecchiaia, Teresa avrebbe desiderato ritirarsi in meditazione e dedicarsi alla scrittura, ma il suo ruolo di fondatrice e riformatrice la costringe a continuare a viaggiare, esposto a disagi e fatiche. Sarà proprio durante uno di questi viaggi che, nel 1582, la morte la coglierà ad Alba de Tormes (Salamanca).
Beatificata nel 1614, venne canonizzata nel 1622. Papa Paolo VI, nel 1970, la proclamò Dottore della Chiesa.
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vedi anche:
- Santa Teresa d’Avila e gli Angeli