Febbraio, il mese più corto dell’anno, porta con sé antiche tradizioni, tra cui la festa della Candelora.

Statua di Giunone Sospita, II secolo d.C., Musei Vaticani – Wikipedia, foto di Darafsh, opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0

Il nome “Febrarius” deriva dal latino “februare”, che significa “purificare”.
Numa Pompilio dedicò questo mese al dio Februus e stabilì che fosse il periodo dei riti funebri in onore degli dèi Mani.
Durante le celebrazioni della seconda metà di gennaio, si rendeva omaggio anche alla dea Februa, conosciuta come Giunone Purificata.
Nelle Calende di febbraio, Giunone veniva venerata come Iuno Sospita, ovvero Giunone Salvatrice. Le donne, per purificare la città, percorrevano le strade con fiaccole accese.

Nel VII secolo, la Chiesa occidentale adottò il 2 febbraio come data della Presentazione al Tempio di Gesù, una festività già celebrata in Oriente dal IV secolo. Secondo la tradizione ebraica, un neonato doveva essere presentato al tempio quaranta giorni dopo la nascita, momento in cui la madre si sottoponeva al rito di purificazione.
Poiché il 25 dicembre era stato fissato come data della nascita di Cristo, la purificazione di Maria cadeva esattamente il 2 febbraio, sovrapponendosi alla festività pagana di Giunone Purificata. Con il tempo, la Purificazione della Vergine prevalse sulla Presentazione al Tempio, e la ricorrenza divenne nota come “Giorno della Candelora“, poiché in questa occasione venivano benedette e distribuite le candele ai fedeli. Questo rito richiamava l’antica tradizione romana delle fiaccole accese in onore di Giunone.

A Roma, già nel VII secolo, la festa cristiana era accompagnata da una processione notturna con ceri accesi. I fedeli si riunivano nella chiesa di Sant’Adriano e si dirigevano verso Santa Maria Maggiore.
Successivamente, si diffuse l’usanza di benedire le candele al termine della processione. Le candele benedette venivano poi conservate in casa per protezione: si accendevano durante i temporali, nelle attese angosciose, accanto ai moribondi, durante le epidemie o i parti difficili. In quest’ultimo caso, la tradizione rievoca l’antico culto di Giunone Lucina, dea della luce e protettrice delle partorienti.

Febbraio è anche il mese della festa celtica di Imbolc, legata alla purificazione e alla rinascita.
Il termine “Vergine“, in irlandese, significa “in grembo“, un chiaro riferimento alla gravidanza delle pecore e al concetto di primavera imminente.

“Quando vien la Candelora,
dell’inverno semo fora
ma se piove e tira vento,
dell’inverno semo dentro.”

Un’antica usanza legata alla Candelora prevede l’accensione di piccoli lumini galleggianti in uno specchio d’acqua, un gesto simbolico che rappresenta la luce emergente dalle acque, il grembo di Gea, la Madre Terra.
La festa celebra la femminilità naturale ed è considerata il momento in cui ogni strega guarda al futuro con speranza, lasciandosi alle spalle le difficoltà del passato. Sebbene l’inverno non sia ancora terminato, i primi segni della primavera iniziano a manifestarsi, come testimoniano i bucaneve, fiori sacri della Candelora.

Secondo la tradizione, alcuni rituali accompagnano questa festività, focalizzandosi sulla purificazione attraverso la luce. L’accensione di candele bianche e la meditazione sui cambiamenti desiderati simboleggiano il rinnovamento interiore.
Gli uomini si recano in un bosco o in un prato per raccogliere un dono simbolico, come una piuma, una pietra o un sacchetto di erbe. Le donne, invece, spazzano via dall’uscio le energie stagnanti dell’anno passato con la loro scopa rituale, rinnovando così l’equilibrio spirituale e domestico.

La Candelora rappresenta, quindi, un ponte tra l’inverno e la primavera, un momento di passaggio, purificazione e speranza per il futuro.

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