Clemente de Torres – Il matrimonio mistico di Santa Caterina da Siena – Wikipedia, pubblico dominio

Caterina Benincasa nacque a Siena il 25 marzo 1347, ventiquattresima figlia di Giacomo e Lapa.
A soli sette anni visse un’esperienza straordinaria: il suo matrimonio mistico con Cristo. Non era un’illusione infantile, ma l’inizio di una profonda vita spirituale che si manifestò ben presto con evidenza.
A quindici anni, Caterina entrò nel Terz’Ordine di San Domenico, le cosiddette Mantellate, distinguendosi per l’abito bianco e il mantello nero. Iniziò così una vita di penitenza rigorosissima e di dedizione instancabile agli ammalati e ai condannati a morte.

Anonimo – Santa Caterina da Siena, Chiesa di Santa Maria del Rosario in Prati, Roma – Wikipedia, pubblico dominio

Profondamente attratta dal mistero divino, ricevette anche le stigmate, segno visibile della sua unione mistica con Cristo.

Nonostante fosse quasi analfabeta, Caterina iniziò a dettare lettere vibranti e sapienti a papi, re, condottieri e umili persone, guadagnandosi grande rispetto ma anche sospetti.
Nel 1377, fu convocata a Firenze per difendere davanti al Capitolo generale dei Domenicani la propria condotta. Il suo carisma la mise in contatto con figure di grande rilievo, tra cui il papa Gregorio XI, che convinse a riportare la sede pontificia da Avignone a Roma, ottenendo inoltre importanti privilegi per il suo Ordine.

Le sue opere riflettono una sintesi viva della spiritualità domenicana, francescana, agostiniana e mistica, animata dalla sua profonda unione con Dio.

Carlo Dolci – Santa Caterina da Siena – Wikipedia, pubblico dominio

La vita di Caterina è costellata di eventi straordinari: stigmate invisibili durante la vita, estasi, visioni, la capacità di leggere nel cuore altrui, fenomeni di levitazione e, dopo la morte, l’incorruttibilità del suo corpo.
Nonostante l’istruzione limitata, i suoi scritti rivelano una sapienza così alta da meritare il titolo di Dottore della Chiesa.

Numerose testimonianze narrano i suoi doni mistici. In un episodio, un sacerdote tentò di ingannarla offrendo un’ostia non consacrata: Caterina, riconoscendo l’inganno, lo rimproverò severamente. Sant’Alfonso de’ Liguori racconta che un giorno ella vide nell’ostia consacrata un globo di fuoco, domandandosi come mai i cuori umani non si consumassero al suo contatto.

L’Eucaristia era per Caterina fonte quotidiana di vita: «Padre, ho fame! Per amor di Dio, date il cibo all’anima mia», implorava.
In una rivelazione, Cristo stesso le mostrò il mistero della consacrazione: durante la Messa, Caterina vide un raggio di luce uscire dal petto di Gesù, portando con sé una colomba che colpiva l’ostia al momento della consacrazione. Con l’occhio dell’intelletto, ella scorse l’abisso della Trinità nascosto sotto le apparenze del pane.

Domenico Beccafumi – Comunione miracolosa di Santa Caterina, Getty Museum – Wikipedia, pubblico dominio

In ogni frammento di ostia consacrata, spiegava Caterina, è presente Cristo intero, Dio e uomo, così come il sole, sebbene indivisibile, si riflette intero in ogni piccolo specchio. Dopo aver ricevuto l’Eucaristia, anche quando le specie del pane scompaiono, nell’anima resta impressa la grazia di Dio, come un sigillo sulla cera, rendendola forte contro il male e ardente di carità.

Sul letto di morte, le ultime parole di Caterina furono un sussurro struggente: «Sangue, sangue, sangue…». Nel silenzio della sua cella a Siena aveva dettato il “Dialogo della Divina Provvidenza“, il suo ultimo inno d’amore a Dio. Quando Urbano VI, il papa da lei sempre sostenuto durante il grande scisma, la volle a Roma, Caterina obbedì nonostante la malattia. Morì il 29 aprile 1380, all’età di trentatré anni, circondata dai suoi discepoli, ai quali raccomandò soltanto una cosa: «Amatevi gli uni gli altri».

Canonizzata nel 1461, proclamata patrona principale d’Italia nel 1939 insieme a San Francesco, e Dottore della Chiesa da Paolo VI nel 1970, Caterina da Siena rimane una figura unica nella storia spirituale.

Il sarcofago di Santa Caterina da Siena, attribuito ad Isaia da Pisa (attivo dal 1447 al 1464), sotto l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria Sopra Minerva a Roma. – Wikipedia, pubblico dominio

Ciò che più colpisce nella sua vita non è solo l’influenza esercitata sugli eventi del suo tempo, ma il modo profondamente femminile con cui svolse il suo ruolo. Al papa, che chiamava «dolce Cristo in terra», parlava con dolcezza e coraggio: «Su, virilmente, padre! Non bisogna tremare». A un giovane condannato a morte, che accompagnò al patibolo, disse con tenerezza: «Andiamo, fratello mio dolce, alle nozze eterne!».

Anche a tavola, con i suoi discepoli, Caterina mostrava una delicatezza materna: se notava qualcuno trascurato, gli porgeva il boccone con il suo stesso cucchiaio. Ma quella voce dolce sapeva anche farsi ferma, e il suo «io voglio» non ammetteva repliche quando era in gioco il bene della Chiesa o la pace tra i cittadini.

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