Eugénie Salanson – Ritratto di Don Bosco – Wikipedia, pubblico dominio

Giovanni Bosco, straordinario educatore e indimenticabile sacerdote, nacque il 16 agosto 1815 a Becchi, un piccolo borgo di Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo Don Bosco), in una famiglia di umili contadini. Orfano di padre a soli due anni, Giovanni sviluppò presto una profonda vocazione sacerdotale.

Nel 1841, ancora giovane prete, si trasferì a Torino. Qui, esplorando la città, rimase profondamente colpito dalle condizioni di vita dei giovani: molti vagavano per le strade senza una guida, disoccupati e disorientati, spesso destinati a finire in prigione. Questa realtà lo spinse ad agire, deciso a fare la sua parte per offrire loro un’alternativa e una speranza.
Giovanni iniziò aiutando i ragazzi a trovare lavoro, migliorando le condizioni di quelli già impiegati e insegnando ai più capaci. Fu così che nacque, nei quartieri periferici di Torino, il primo oratorio.
Nell’aprile del 1846, egli aprì a Valdocco, nella modesta “casa Pinardi”, un oratorio che sarebbe diventato il cuore di un vasto complesso educativo: la casa madre dei Salesiani.

Con il tempo, il bisogno di accogliere i ragazzi a tempo pieno, soprattutto quelli senza una casa, divenne urgente. Tuttavia, le risorse finanziarie erano scarse. Don Bosco si impegnò personalmente nella raccolta fondi, sostenuto inizialmente da sua madre, Margherita, che non esitò a vendere tutto ciò che possedeva per aiutare i giovani.

Tra i ragazzi che frequentavano l’oratorio, alcuni espressero il desiderio di seguirlo nel suo cammino. Con l’aiuto di fidati collaboratori come don Rua e don Cagliero, nacque così la “Società di San Francesco di Sales”, che sarebbe poi diventata l’ordine dei Salesiani. Questa congregazione offriva ai giovani non solo un tetto e del pane, ma anche istruzione professionale, formazione religiosa e opportunità per integrarsi nella società con dignità, inclusi buoni contratti di lavoro.
Don Bosco, grazie alla sua straordinaria intelligenza e al suo carisma, divenne una figura di spicco non solo a Torino ma in tutta Italia. Anche Papa Pio IX si affidava spesso al suo consiglio. Dotato di una memoria prodigiosa e di un’incredibile capacità di entrare in empatia con gli altri, mantenne sempre una straordinaria semplicità e dedizione.

Scudo usato per l’identificazione della congregazione, abbastanza simile a quello usato dalla Società di San Francisco de Sales (Salesianos) – Wikipedia, pubblico dominio

Nel 1872 fondò anche la Congregazione femminile delle Figlie di Maria Ausiliatrice, meglio conosciute come Suore Salesiane, per estendere il suo operato alle giovani donne.

Don Bosco morì il 31 gennaio 1888 a Torino, lasciando un’eredità di opere concrete e un esempio luminoso di amore e dedizione.
Fu dichiarato venerabile nel 1907, beatificato nel 1929 e proclamato santo il 1° aprile 1934, giorno di Pasqua. Nel 1958, Papa Pio XII lo nominò patrono degli apprendisti italiani, riconoscendo il suo immenso contributo all’educazione e alla formazione delle nuove generazioni.

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« CI CHIAMEREMO SALESIANI »

 

Lo stemma della congregazione – Wikipedia, pubblico dominio

C’era una volta un sogno. Non era un sogno fatto di ricchezze o di fama, ma di giovani sorrisi, mani tese e cuori aperti. Quel sogno apparteneva a un uomo, Don Giovanni Bosco, che nella Torino del XIX secolo guardava le strade colme di ragazzi abbandonati, senza speranze né futuro. Quel sogno, però, non era solo suo: sarebbe diventato la radice di un grande albero, un movimento di uomini e donne che, uniti dalla stessa fede e dallo stesso amore, avrebbero trasformato la vita di migliaia di persone.

“Ci chiameremo Salesiani,” disse Don Bosco un giorno, ispirato da San Francesco di Sales, un santo che con dolcezza e umiltà aveva toccato i cuori di chiunque incontrasse. E così nacque una famiglia, una missione.
Non un semplice ordine religioso, ma una comunità viva, dinamica, dedicata a coloro che più ne avevano bisogno: i giovani.

I Salesiani, fin dalla loro origine, hanno scelto di essere più di educatori. Hanno scelto di essere padri, fratelli e amici. Nelle scuole, negli oratori, nei cortili e nei campi da gioco, la loro presenza non si limitava a insegnare. Loro ascoltavano, accompagnavano, guidavano. Non con rigidità, ma con amorevolezza, secondo il metodo che Don Bosco chiamava il “Sistema Preventivo”: ragione, religione e amore.

Oggi, quel sogno non solo vive, ma si moltiplica. I Salesiani sono presenti in oltre 130 paesi nel mondo. Portano avanti la loro missione in contesti differenti: dalle città moderne alle periferie dimenticate, dai villaggi rurali alle aree colpite da conflitti. Ma ovunque vadano, il loro messaggio rimane lo stesso: educare è un atto d’amore.

E proprio come Don Bosco, i Salesiani continuano a credere nei giovani. Credono che ogni ragazzo e ogni ragazza abbia dentro di sé un potenziale straordinario. Credono che con l’amore, il sostegno e le giuste opportunità, quei giovani possano cambiare il mondo.

Ci chiameremo Salesiani,” aveva detto Don Bosco. Ma oggi possiamo dire di più: “Ci chiamerete speranza, futuro, famiglia.” Perché quello che Don Bosco ha iniziato non appartiene solo al passato. È un’eredità viva che cresce, si rinnova e si adatta ai bisogni del presente.

La strada dei Salesiani continua, illuminata da quel sogno che, tanti anni fa, prese vita nel cuore di un santo. E continuerà a camminare, finché ci saranno giovani a cui tendere la mano, sogni da coltivare e cuori da riempire di speranza.

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