Giovanni Battista (o Giambattista) Pittoni, nato a Venezia il 20 giugno 1687 e morto nella stessa città il 17 novembre 1767, è stato uno dei più importanti pittori italiani del Settecento. Proveniente da una famiglia di artisti, fu introdotto all’arte dallo zio, Francesco Pittoni, con il quale collaborò alla realizzazione del dipinto Sansone e Dalila nel 1716 (Pordenone, Collezione Querini).
All’inizio della sua carriera, il suo stile risentiva ancora delle influenze del barocco, come dimostrano i chiari riferimenti stilistici alla pittura di Antonio Balestra, attivo a Venezia nei primi decenni del XVIII secolo.
Con opere successive, come il Martirio di San Tommaso (Venezia, Chiesa di San Stae) e Diana e Atteone (Vicenza, Museo Civico di Palazzo Chiericati), Pittoni definì progressivamente le caratteristiche distintive del suo stile pittorico. I suoi lavori si contraddistinguono per l’uso magistrale del colore, in particolare le tonalità preziose del blu, e per le forme fluenti e armoniose. La sua attenzione ai dettagli, sempre precisa e curata, conferisce alle sue composizioni un senso di raffinatezza e delicatezza, tipico dell’estetica rococò, cui Pittoni apportò una nota personale di languida eleganza.
Negli anni venti del Settecento, la sua personalità artistica si consolidò ulteriormente, con opere che rivelano un carattere monumentale e vigoroso, in particolare negli affreschi. Accanto a Giambattista Tiepolo e Giovanni Maria Morlaiter, Pittoni fu tra i fondatori dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Ricoprì il ruolo di presidente dell’Accademia per molti anni e vi insegnò fino alla sua morte, lasciando un segno profondo nella formazione dei futuri artisti veneziani.
Di Giambattista Pittoni, in questa sede ed in linea con l’indirizzo generale del mio sito, vi propongo la visione di alcuni suoi lavori a carattere mitologico
(cliccare sulle immagini per ingrandirle)
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