I “camini delle fate” sono il nome popolare dato alle formazioni rocciose piramidali della Cappadocia, una regione unica dell’Anatolia centrale, in Turchia.
Tra le valli che si snodano tra i villaggi di Ürgüp, Avanos e Göreme, sorgono anche le città sotterranee di Kaymaklı e Derinkuyu, straordinarie testimonianze della capacità umana di adattarsi all’ambiente.
Fin dal IV secolo a.C., queste strutture naturali furono scavate e trasformate in abitazioni. Inizialmente rifugio di anacoreti, divennero in seguito ripari per eremiti cristiani e persino per intere popolazioni. Durante l’epoca bizantina, l’area si trasformò in un complesso rupestre straordinario, con centinaia di chiese, cappelle e monasteri, molti decorati internamente con vivaci affreschi policromi.
La Cappadocia fu abitata da diverse civiltà, dagli Ittiti fino ai Persiani e ai Macedoni. Ognuna di queste culture lasciò un’impronta duratura. Gli Ittiti, che fiorirono nel II millennio a.C., fondarono città e costruirono un impero che si estendeva fino a Babilonia.
Tuttavia, l’arrivo dei Persiani nel VI secolo a.C. segnò un cambiamento: l’Anatolia fu divisa in province (satrapie), collegate da vie commerciali come la “Via Reale di Persia”, che collegava Efeso alla Mesopotamia.
Con la conquista di Alessandro Magno nel IV secolo a.C., la Cappadocia divenne parte del mondo ellenistico, assumendo tratti culturali che perdurarono fino all’epoca bizantina.
Successivamente, sotto i Romani, la regione fu integrata nell’Impero, diventando una provincia strategica con guarnigioni permanenti per la difesa dai popoli orientali.
Le caratteristiche geologiche uniche della Cappadocia, composte principalmente da tufo vulcanico, sono il risultato di milioni di anni di erosione. Questo materiale, morbido ma resistente, ha permesso la creazione di insediamenti rupestri, grotte naturali e artificiali che continuano a essere utilizzate. I paesaggi lunari che ne derivano sono spesso descritti come surreali e onirici.
Le città sotterranee di Kaymaklı e Derinkuyu, articolate su più livelli, potevano ospitare migliaia di persone. Questi rifugi erano dotati di sistemi di ventilazione, pozzi d’acqua, stalle e forni, consentendo agli abitanti di sopravvivere per mesi in sicurezza durante le invasioni.
Con l’avvento del cristianesimo, la Cappadocia divenne un centro spirituale importante. Nel IV secolo, i monasteri greco-ortodossi si diffusero nella regione, portando un’architettura intagliata nella roccia. Oltre 600 chiese decorate testimoniano la vitalità di questa tradizione. Tuttavia, durante il periodo iconoclasta (725-843), molte di queste opere subirono danneggiamenti a causa del divieto di raffigurare immagini sacre.
A partire dall’XI secolo, i Selgiuchidi conquistarono la regione, trasformandola in un crocevia della Via della Seta. Costruirono caravanserragli, moschee e accademie, come il celebre caravanserraglio di Ağzıkarahan, offrendo rifugio ai viaggiatori.
Con la caduta dell’Impero Bizantino nel 1453, la Cappadocia entrò definitivamente nell’orbita ottomana, diventando parte integrante dell’impero.
Nel corso della storia, la Cappadocia è stata un luogo di incontri culturali, conflitti e rinascite. Dai primi insediamenti degli Ittiti all’introduzione del cristianesimo, dall’architettura rupestre all’influenza islamica, ogni epoca ha lasciato un segno indelebile su questa terra, che continua a incantare con la sua bellezza senza tempo.
vedi anche:
- L’antica città sotterranea Derinkuyu fu costruita per proteggere l’umanità?
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