La figura di Mosè, centrale nella tradizione biblica, è avvolta da un alone di mistero che ha alimentato interpretazioni storiche, simboliche e artistiche per secoli. Tra i molti enigmi che lo circondano, il suo legame con la cultura egizia emerge come uno dei più intriganti.

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La rappresentazione iconografica di Mosè con le corna, resa celebre da Michelangelo, è uno degli elementi più discussi e ci invita a esplorare le radici di questa raffigurazione e il possibile rapporto tra Mosè e il culto egizio di Amon.

Nella Bibbia, è scritto che quando Mosè discese dal Monte Sinai con le Tavole della Legge, il suo volto era splendente. La versione ebraica del testo usa il trigramma consonantico “KRN“, che può essere vocalizzato in modi diversi, dando origine a significati distinti:

  • “Kāran”: raggi di luce, a indicare la luminosità divina del volto di Mosè.
  • “Kēren”: corna, con una connotazione fisica e simbolica.

Questa ambiguità ha influenzato la traduzione della Vulgata di San Girolamo, che scelse “cornuta” per descrivere l’apparenza di Mosè. Tale interpretazione fu adottata da Michelangelo nella sua scultura del Mosè, oggi conservata nella Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma.
Le corna, quindi, diventano non solo un dettaglio iconografico ma anche un simbolo di potere e trascendenza.

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Il copricapo di Mosè: un legame con Amon?
La presenza delle “corna” potrebbe avere radici più profonde, collegate al ruolo di Mosè come figura storica e religiosa. Se Mosè fosse stato un sacerdote del dio egizio Amon, come alcuni studiosi ipotizzano, il dettaglio delle corna potrebbe riflettere un elemento iconografico del culto di Amon. Questo dio, uno dei più importanti del pantheon egizio, era spesso raffigurato con un copricapo ornato di corna d’ariete, simbolo di forza e fertilità. I sacerdoti di Amon indossavano copricapi simili, indicando la loro connessione con la divinità.

Mosè, secondo questa teoria, avrebbe portato con sé tradizioni e simboli del culto egizio durante l’Esodo, reinterpretandoli nel contesto del monoteismo nascente. Questa contaminazione culturale è plausibile, considerando il periodo storico in cui la narrazione biblica colloca l’Esodo e le interazioni tra Egizi e popoli semitici.

Se Mosè fosse stato parte della casta sacerdotale di Amon, la sua fuga dall’Egitto potrebbe essere legata alle riforme religiose di Akhenaton. Questo faraone tentò di sostituire il culto di Amon con una monolatria centrata sul dio solare Aton, provocando la reazione violenta della casta sacerdotale amonita.

Mosè, dunque, potrebbe aver guidato un gruppo di sacerdoti e fedeli in fuga, dando origine alla narrazione dell’Esodo.
Fuori dall’Egitto, i simboli e i riti del culto di Amon potrebbero essere stati adattati per formare la base di una nuova tradizione religiosa, con il tetragramma YHWH a sostituire il nome di Amon. Interessante notare come il nome Amon sia legato all’espressione “Io sono colui che sono“, che richiama la definizione di Dio data a Mosè nel racconto biblico.

L’immagine di Mosè con le corna non deve essere vista unicamente come un fraintendimento linguistico o una peculiarità artistica. Le corna sono un simbolo universale, presente in molte culture, associato alla potenza divina, alla connessione con il sacro e alla regalità. Nella tradizione egizia, greca e mesopotamica, gli dei e i sovrani erano spesso raffigurati con corna per indicare la loro vicinanza al divino.

Michelangelo, consapevole di questa simbologia, potrebbe aver voluto rappresentare Mosè come un mediatore tra l’umano e il divino, conferendogli un’aura di maestosità e mistero. Le corna diventano così un elemento che unisce tradizione biblica, cultura egizia e arte rinascimentale.

Il legame tra Mosè e la cultura egizia è un tema complesso che apre a molteplici interpretazioni. Che si tratti di influenze storiche, contaminazioni culturali o simbolismi universali, la figura di Mosè emerge come un ponte tra civiltà, capace di incarnare la ricchezza e la complessità delle tradizioni religiose del Vicino Oriente.
La rappresentazione con le corna, lungi dall’essere un dettaglio aneddotico, è una finestra sul mondo antico, sulla sua arte e sulla sua spiritualità.

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