Nicolas-André Monsiau – I dodici dei dell’Olimpo – Wikipedia, pubblico dominio

Nella mitologia greca, Dimete è una figura tragica menzionata dal poeta Partenio di Nicea, noto per le sue storie intrise di passione, dolore e sventura.

Dimete era il fratello di Trezene e sposò Euopi, la figlia del fratello, divenendo così anche suo zio. Tuttavia, il loro matrimonio si rivelò tutt’altro che sereno.
Euopi, infatti, si innamorò del proprio fratello, scatenando un intreccio di sentimenti proibiti. Quando Dimete scoprì la natura del desiderio incestuoso di Euopi, decise di confidarlo a Trezene. Di fronte alla vergogna e alla collera che seguirono, Euopi, sopraffatta dall’angoscia, si tolse la vita impiccandosi. Prima di morire, maledisse Dimete, accusandolo di essere la causa della sua rovina e augurandogli una vita piena di sofferenze.

Non molto tempo dopo, Dimete vagava solitario lungo la spiaggia quando le onde portarono a riva il corpo di una donna, straordinariamente bello nella sua immobilità. Travolto da un desiderio perverso, Dimete cedette a un impulso osceno e si unì al cadavere, consumando un atto di necrofilia.
Con il passare del tempo, il corpo iniziò a decomporsi, ma il legame morboso di Dimete non venne meno. In segno di devozione, consacrò al cadavere una tomba imponente, incapace di separarsi dall’oggetto del suo amore tormentato.
Infine, sopraffatto dal dolore e dall’orrore di sé stesso, Dimete pose fine alla sua vita, trafiggendosi con una spada accanto alla tomba della donna.

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