Sinone fu uno dei principali artefici del celebre inganno del cavallo di legno, che condusse alla distruzione di Troia. Quando i Greci, sfiniti e demoralizzati dalla resistenza troiana, decisero di ritirarsi, finsero di abbandonare la guerra e si nascosero dietro l’isola di Tenedo. Prima di partire, lasciarono davanti alle mura di Troia un gigantesco cavallo di legno, riempito segretamente con i loro guerrieri più valorosi.

Giuseppe Maria Mitelli – Sinone imprigionato – Dal fregio affrescato del Carracci a Palazzo Fava (Bologna) con le “Storie di Enea” – Wikipedia, pubblico dominio

Sinone, rimasto deliberatamente indietro, fu catturato dai Troiani e condotto al cospetto del re Priamo.
Interrogato sulle sue intenzioni, raccontò una storia abilmente costruita per guadagnarsi la fiducia dei Troiani. Dichiarò che Odisseo aveva complottato per ucciderlo, poiché lui conosceva dettagli compromettenti sulla morte di Palamede. Aggiunse che i Greci erano pronti a partire da mesi, ma erano stati ostacolati da condizioni meteo avverse e che Apollo aveva richiesto un sacrificio umano per placare i venti. Secondo il suo racconto, Calcante, sotto pressione di Odisseo, aveva scelto proprio lui come vittima, ma Sinone era riuscito a fuggire durante il caos della partenza.

Sinone che inganna i Troiani, stampa, incisa da Giorgio Ghisi, secondo Giovanni Battista Scultori –
Metropolitan Museum of Art di New York – Wikipedia – Immagine resa disponibile nei termini della licenza Creative Commons CC0.

Commosso dal racconto, Priamo decise di liberarlo e di offrirgli protezione. Quando il re chiese spiegazioni sul misterioso cavallo, Sinone rispose che era un’offerta sacrificale per riconciliarsi con Atena, offesa dal furto del Palladio compiuto da Odisseo e Diomede.
Per di più, Sinone affermò che il cavallo era stato costruito così grande per impedire ai Troiani di portarlo all’interno della città, perché, secondo Calcante, se fosse stato profanato, Atena avrebbe distrutto Troia. Al contrario, se il cavallo fosse stato accolto, la città avrebbe prosperato, dominando Grecia e Asia.

Convinti dalle sue parole, i Troiani, già impressionati dal tragico presagio della morte di Laocoonte e dei suoi figli, decisero di trascinare il cavallo oltre le mura della città. Durante la notte, Sinone uscì di nascosto da Troia e accese un segnale di fuoco per richiamare la flotta greca nascosta.

Giandomenico Tiepolo – Il cavallo di Troia – Wikipedia, pubblico dominio

Nel frattempo, i guerrieri nascosti nel cavallo, guidati da Odisseo, uscirono dalla struttura e aprirono le porte della città per permettere l’ingresso dell’esercito greco. Troia fu così condannata alla distruzione.

Sinone, passato alla storia come un maestro dell’inganno, è ricordato anche da Dante Alighieri, che lo colloca tra i falsari nell’Inferno della sua Divina Commedia (Canto XXX, vv. 98 e seguenti), descrivendolo come un emblema della menzogna e dell’inganno.

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