In autunno, le foglie dell’acero palmato (Acer palmatum) si tingono di un intenso rosso sangue, dopo aver attraversato una metamorfosi cromatica che le vede passare dal giallo all’arancione. Questo spettacolo naturale, seppur affascinante, contribuì ad attribuire all’albero un carattere oscuro e funesto.

Royal Botanic Gardens, Juan Charles I, si trova nel campus di Alcala de Henares (Università di Alcala). Fondata nel 1990. Arboreto esotico: Acer Palmatum Ornatum. – Wikipedia – User: Raimundo Pastor, opera propria, foto rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0

Il rosso vermiglio delle sue foglie, evocativo di sangue e violenza, fece sì che nell’antichità l’acero venisse associato a Fobos, il dio della paura. Figlio di Ares e accolito del dio della guerra, Fobos era spesso rappresentato come incarnazione del terrore sul campo di battaglia, accompagnato dal fratello Deimos, il panico.
Per questo motivo, i Greci e i Romani evitarono l’acero come pianta ornamentale, preferendogli il platano, le cui foglie mantenevano tonalità più sobrie e meno inquietanti.

Con il passare del tempo, l’acero trovò un ruolo diverso nel folklore europeo. La sua fama sinistra si trasformò in una qualità protettiva: si credeva che piantare un acero potesse allontanare i pipistrelli, animali erroneamente ritenuti succhiatori di sangue, soprattutto dei bambini. Sebbene priva di fondamento, questa credenza contribuì a rendere l’acero una pianta simbolica in molte tradizioni popolari.

Un’antica fiaba ungherese aggiunge un ulteriore strato di magia e mistero alla storia dell’acero.
Si narra che sul luogo in cui una principessa fu assassinata e segretamente sepolta dal suo carnefice, nacque un acero. Il legno dell’albero, tagliato da un pastore, venne utilizzato per costruire un flauto. Questo strumento, dotato di un potere straordinario, rivelò il nome dell’assassino, permettendo che giustizia fosse fatta. La leggenda non solo sottolinea il legame tra l’acero e la giustizia divina, ma spiega anche perché il legno di questo albero sia considerato eccellente per la fabbricazione di strumenti musicali.

In epoca moderna, l’acero ha continuato a brillare nel mondo della musica. Fu Antonio Stradivari, il celebre liutaio, a valorizzare il legno di acero nella costruzione dei suoi strumenti. Stradivari fu il primo a utilizzare un ponte d’acero per sostenere le corde, migliorando la qualità del suono e lasciando un’impronta indelebile nella storia della liuteria.

 

 


NOTA
(Stralcio testo tratto da Wikipedia reso disponibile con licenza CC BY-SA 3.0)

Alessandro Rinaldi – La bottega di Antonio Stradivari, 1886 – Wikipedia, pubblico dominio

Per i suoi strumenti, Stradivari utilizzava l’acero dei Balcani nella realizzazione del fondo, delle fasce e del manico; l’abete rosso della val di Fiemme – in particolare dei boschi di Paneveggio – per la tavola armonica.

Una leggenda senza alcun fondamento racconta che egli facesse rotolare i tronchi e che ne ascoltasse il suono per scegliere i migliori.

Secondo alcuni studi, tuttavia, il legno delle piante cresciute nel periodo tra il 1645 e il 1715 avrebbe caratteristiche particolarmente adatte alla costruzione degli strumenti ad arco a causa del Minimo di Maunder, una “piccola era glaciale“, caratterizzata da un sensibile abbassamento della temperatura media e da un aumento delle precipitazioni, che interessò l’Europa continentale.

Secondo questa teoria, le particolari condizioni climatiche portate dalla glaciazione avrebbero causato una diminuzione dell’attività foto-sintetica delle piante, riducendone la velocità di crescita e dando origine ad un legno più compatto ed elastico.

Grazie a queste caratteristiche, Stradivari (e con lui tutti i liutai della sua epoca) avrebbe potuto disporre di legni privi di imperfezioni.

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