Narciso nacque dall’unione tra la ninfa Liriope e il dio del fiume Cefiso. Quando venne al mondo, il veggente Tiresia predisse che avrebbe vissuto a lungo, a patto che non arrivasse mai a conoscere la sua vera natura.

Alexandre Cabanel – Echo (1887) – Wikipedia, pubblico dominio
Fin da giovane, Narciso attirava chiunque incrociasse il suo cammino, grazie a una bellezza quasi sovrumana. Tuttavia, la sua arroganza lo portava a respingere senza pietà ogni pretendente, rimanendo ostinatamente affascinato solo da se stesso.
Tra coloro che lo amavano disperatamente c’era Eco, una ninfa condannata a ripetere unicamente le ultime parole udite. Questo destino era stato imposto da Era, furiosa per i suoi inganni, che distraevano la dea mentre Zeus si intratteneva con altre amanti.
Un giorno, mentre Narciso vagava nei boschi, Eco decise di seguirlo, incapace di esprimere il suo amore.
Quando il giovane si fermò e chiamò: “C’è qualcuno qui?“, la ninfa rispose con un’eco delle sue stesse parole. Incuriosito, Narciso continuò a parlare, ma quando Eco si mostrò e cercò di abbracciarlo, lui la respinse bruscamente. Umiliata e affranta, la ninfa si rifugiò in una solitudine eterna, consumandosi nel dolore fino a ridursi a una voce senza corpo.
Ma il destino di Narciso non era meno tragico. Tra i cuori infranti lasciati dietro di sé, vi era Aminio, che, rifiutato con crudeltà, si tolse la vita invocando una maledizione sugli dei. Artemide, ascoltando il suo grido, decise di punire Narciso facendolo innamorare di qualcosa che non avrebbe mai potuto ottenere.

John William Waterhouse- Eco e Narciso (1903) – Wikipedia, pubblico dominio
Un giorno, Narciso si imbatté in una fonte cristallina, nascosta tra i boschi. L’acqua, pura e incontaminata, rifletteva un’immagine perfetta. Quando il giovane si chinò per bere, si trovò davanti a una visione che lo lasciò senza fiato: il suo stesso volto.
Ignaro della verità, cercò di toccare e baciare l’immagine nello specchio d’acqua, ma ogni tentativo svaniva tra le onde. Gradualmente, Narciso comprese di essere innamorato di se stesso.
Questo amore, impossibile e crudele, lo consumò.
Mentre si lasciava sopraffare dal tormento, Eco, nascosta tra le ombre, continuava a osservare il suo struggimento, ripetendo le sue parole di dolore. Alla fine, incapace di sopportare la sofferenza, Narciso si trafisse con una lama.

Image by Michael Schwarzenberger from Pixabay
Dal terreno bagnato del suo sangue nacque un fiore delicato e candido, con una sfumatura rossa al centro: il narciso.
Questo fiore, fragile e malinconico, rimase come monito eterno del destino di chi vive prigioniero della propria immagine.