Agamennone è una delle figure più significative della mitologia greca. Secondo la tradizione più diffusa, era figlio di Atreo ed Erope, nonché fratello maggiore di Menelao e Anassibia.
Il suo nome è indissolubilmente legato alla Guerra di Troia, narrata da Omero nell’Iliade.
Agamennone radunò le forze greche per intraprendere la spedizione contro Troia. Tuttavia, durante i preparativi nel porto di Aulide, in Beozia, si attirò l’ira della dea Artemide.
Le cause di questa collera variano a seconda delle fonti: nell’Agamennone di Eschilo, la dea è indignata per il sacrificio di tanti giovani uomini destinati a morire in guerra; nell’Elettra di Sofocle, invece, Agamennone avrebbe ucciso un animale sacro ad Artemide, vantandosi poi di essere un abile cacciatore alla pari della dea.
A causa della sua ira, calamità come la peste e la mancanza di vento impedirono all’esercito greco di salpare. L’indovino Calcante rivelò infine che l’unico modo per placare Artemide era il sacrificio della figlia di Agamennone, Ifigenia.
Le versioni del mito differiscono sul livello di accettazione di questo destino da parte di padre e figlia; secondo alcune, Agamennone ingannò Ifigenia facendole credere che sarebbe andata in sposa ad Achille. Alla fine, Ifigenia venne sacrificata, placando così la dea e permettendo all’esercito greco di partire per Troia.
Alcune versioni del mito suggeriscono che, proprio al momento del sacrificio, Artemide sostituì Ifigenia con un cervo, salvandola e trasportandola a Taurus, in Crimea.
Esiodo, inoltre, racconta che Ifigenia divenne la dea Ecate.
Agamennone, come comandante in capo delle forze greche, giocò un ruolo fondamentale nella Guerra di Troia.
Nell’Iliade, Omero descrive il conflitto tra Agamennone e Achille, che segnò l’ultimo anno della guerra. Agamennone, infatti, prese come bottino di guerra Briseide, schiava e preda di Achille, provocando l’ira del grande eroe che, per vendetta, si ritirò dalla battaglia. Questo gesto mise a rischio la vittoria greca.
Pur non essendo pari a Achille in coraggio, Agamennone incarnava l’autorità regale, convocando i principi greci in consiglio e guidando le armate in battaglia. Tuttavia, il suo principale difetto fu l’arroganza. Il suo atteggiamento altezzoso lo portò a offendere Criseide e Achille, causando gravi conseguenze per il suo esercito.
Dopo la caduta di Troia, Agamennone prese con sé Cassandra, profetessa e figlia del re Priamo, come bottino di guerra.
Durante il viaggio di ritorno, una tempesta li spinse fuori rotta, e sbarcarono in Argolide o, secondo alcune fonti, nelle terre di Egisto.
Nel frattempo, Egisto, amante di Clitennestra, moglie di Agamennone, organizzò un banchetto in onore del re.
Durante il banchetto, Agamennone venne assassinato, secondo la versione più nota, dalla stessa Clitennestra, mentre si trovava nel bagno. Per impedirgli di difendersi, la moglie gli gettò addosso un telo o una rete, e lo uccise, accecata dalla rabbia per il sacrificio di Ifigenia e dalla gelosia per Cassandra. Anche Cassandra venne uccisa.
Egisto e Clitennestra governarono Micene per un breve periodo, ma sette anni dopo, Oreste, figlio di Agamennone, vendicò l’omicidio dei suoi genitori, uccidendo entrambi.
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