Pedro Berruguete – Salomone, c. 1500 – Wikipedia, pubblico dominio

Quando fu composto il Libro della Sapienza ad Alessandria d’Egitto, Salomone era morto da almeno 900 anni. Eppure, la tradizione non esitò ad attribuirgli questa opera scritta in greco, così come gli venne riconosciuta la paternità del Cantico dei Cantici, del Qohelet-Ecclesiaste e dell’intero Libro dei Proverbi. Sebbene alcuni di questi testi siano stati redatti secoli dopo il suo regno, è possibile che alcune raccolte di massime e aforismi abbiano avuto origine proprio durante la sua epoca.

Nella tradizione ebraica, Salomone è rimasto per eccellenza l’emblema della saggezza. La Bibbia lo celebra come un sovrano capace di superare in sapienza tutti i saggi d’Oriente e d’Egitto, autore di “3.000 proverbi e 1.005 poesie” e profondo conoscitore della botanica e della zoologia (1 Re 5,9-13). Tuttavia, la sua figura è indissolubilmente legata anche alla politica e alla diplomazia.

Figlio di Davide e della bellissima Betsabea, il cui matrimonio avvenne in circostanze tutt’altro che ortodosse (2 Samuele 11-12), Salomone portava un nome che evocava shalom, ovvero pace, benessere e prosperità. Il suo secondo nome, Iedidià, significava “prediletto del Signore” (2 Samuele 12,25).

La sua ascesa al trono fu tutt’altro che semplice, poiché dovette contendere il potere ad Adonia, figlio di Davide e di un’altra delle sue mogli, Agghìt. Una volta salito al comando, però, si rivelò un leader straordinario, dando al regno unito una solida struttura amministrativa e proiettandolo verso una politica internazionale dinamica e ambiziosa.

Salomone avviò proficui scambi commerciali con l’Africa, l’Asia e l’Arabia, stringendo un’alleanza cruciale con la Fenicia, il colosso economico dell’epoca. Il re di Tiro, Hiram, fu un partner chiave nella costruzione delle sue grandi opere, fornendo assistenza tecnica e materiali pregiati come il legname di cedro. Fu così che Salomone realizzò due dei suoi progetti più grandiosi: il Tempio di Gerusalemme, completato in sette anni, e il sontuoso palazzo reale, la cui costruzione richiese ben tredici anni.

L’espansione marittima fu altrettanto significativa: con l’aiuto dei Fenici, Salomone allestì una flotta imponente, con basi strategiche nel Golfo di Aqaba-Eilat, che favorirono scambi commerciali di vasta portata. Per mantenere stabili i rapporti con il re Hiram, cedette venti città della Galilea, un sacrificio necessario per assicurarsi le risorse e le competenze tecniche fenicie.

Oltre alla politica e all’economia, Salomone curò meticolosamente la sua immagine di sovrano potente. Il suo immenso harem, menzionato nella Bibbia con cifre impressionanti, 700 mogli e 300 concubine, non era solo simbolo di lusso, ma uno strumento diplomatico. Molte delle sue spose provenivano da regni stranieri, rafforzando legami politici ed economici con le nazioni circostanti.

La sua grandezza, dunque, non risiedeva solo nella saggezza, ma anche nella capacità di consolidare il suo regno attraverso strategie politiche, alleanze internazionali e opere architettoniche destinate a lasciare un segno indelebile nella storia.

Salomone e la regina di Saba, di Konrad Witz (1434-35). – Wikipedia, pubblico dominio

Uno degli eventi più significativi e memorabili del regno di Salomone fu la visita della regina di Saba, proveniente dall’attuale Yemen. Questo incontro, oltre ad avere un valore diplomatico e commerciale, fu una straordinaria operazione propagandistica: un’occasione per esaltare la magnificenza della reggia, l’efficienza del governo e la prosperità del regno (1 Re 10,1-10). L’incontro tra i due sovrani non si limitò a uno scambio di ricchezze e doni, ma rappresentò anche un’interazione culturale di grande rilievo, segno di un’epoca di scambi non solo economici, ma anche intellettuali e religiosi.

Tuttavia, il regno di Salomone non fu privo di tensioni e conflitti. Nonostante la sua politica fondata su alleanze e commercio, vi furono scontri bellici, come le campagne contro il piccolo regno di Edom, nell’attuale Giordania, e contro la città-stato di Zoba, in Siria. Questi conflitti rivelano che, dietro l’immagine di un regno pacifico e fiorente, vi erano anche momenti di instabilità e guerre strategiche necessarie per consolidare il potere e mantenere il controllo sulle rotte commerciali.

Ma non tutto era perfetto…

La regina di Saba. Dal manoscritto ‘Bellifortis’ di Conrad Kyeser, ca. 1402-1405 – Wikipedia, pubblico dominio

Il palazzo della regina di Saba: una scoperta straordinaria

Un gruppo di archeologi tedeschi ha annunciato una scoperta eccezionale ad Axum, in Etiopia. Secondo gli studiosi, sarebbero stati rinvenuti i resti del palazzo della leggendaria regina di Saba, la sovrana che, secondo la tradizione, fece innamorare il re Salomone. Ma non solo: il sito potrebbe anche aver ospitato, per un certo periodo, la sacra Arca dell’Alleanza, il leggendario scrigno citato nella Bibbia.

Secondo quanto reso noto dall’Università di Amburgo, i resti del palazzo, risalenti al X secolo a.C., sono stati scoperti in primavera, sepolti sotto i ruderi di un altro edificio costruito secoli dopo da un sovrano cristiano. La figura della regina di Saba è menzionata in diverse fonti sacre, tra cui la Bibbia, il Corano e il Kebra Nagast, il Libro della Gloria dei Re d’Etiopia, che ne tramanda il mito e l’importanza storica.

«Sulla base della datazione, dell’orientamento e dei dettagli architettonici, sono certo che si tratti del palazzo della regina di Saba» ha dichiarato il professor Helmut Ziegert dell’Istituto archeologico dell’Università di Amburgo, in un’intervista ai giornalisti.

Ma la scoperta più sorprendente riguarda un altare ritrovato nel sito, orientato verso la stella Sirio. Gli archeologi ritengono che proprio su quell’altare sia stata custodita per lungo tempo l’Arca dell’Alleanza. Secondo la Bibbia, l’Arca era una cassa in legno di acacia rivestita d’oro, ordinata da Dio a Mosè, e conteneva le Tavole dei Dieci Comandamenti, il bastone di Aronne e un recipiente con la manna, il cibo miracoloso che sfamò gli ebrei durante l’esodo nel deserto. Considerata il segno tangibile della presenza divina, la sua scomparsa è avvolta nel mistero.

Intorno all’altare, Ziegert e il suo team hanno rinvenuto 17 offerte votive, tra recipienti e vasellame, che attesterebbero la sacralità del luogo e la sua importanza nei secoli.

La tradizione etiopica racconta che l’Arca dell’Alleanza giunse ad Axum grazie a Menelik I, figlio di Salomone e della regina di Saba. Secondo la leggenda, durante una visita a Gerusalemme, un seguace di Menelik avrebbe trafugato l’Arca dal Tempio e l’avrebbe portata in Etiopia, dove sarebbe custodita ancora oggi nella Chiesa di Santa Maria di Sion, ad Axum.

Tuttavia, altre teorie sostengono che l’Arca sia scomparsa nel 586 a.C., durante il saccheggio di Gerusalemme da parte dei Babilonesi.

Quale sia la verità, il mistero dell’Arca continua ad affascinare studiosi, storici e credenti di tutto il mondo.

 

 

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