Ares villa Adriana (Wikipedia – Pubblico dominio)

Ares, membro dei dodici dei olimpici, era venerato come il dio della guerra e della violenza, figlio di Zeus ed Era.
La sua figura evocava immagini di una cupa processione di divinità e personificazioni simboliche: al suo seguito si trovavano Eris, dea della discordia, e i suoi fedeli compagni Deimos e Phobos, rappresentazioni del timore e del terrore, oltre a Enyo, dea della guerra, e a Kères, divinità oscura legata all’omicidio e alla morte violenta.
Con il suo spirito bellicoso, Ares riempiva l’Olimpo di incessanti conflitti, trovandosi spesso in contrasto con Eracle e con Atena, che incarnava un ideale di guerra più strategico.
I Romani lo associarono alla loro divinità Marte, figlio di Giunone e Giove, adattando la sua figura alle proprie credenze.

Venere e Marte, con l’aiuto di Cupido, in un dipinto murale di Pompei (Wikipedia – Pubblico dominio)

Ares non prese mai moglie, ma fu protagonista di molte storie d’amore, la più celebre delle quali lo legava ad Afrodite.
Per incontrarla senza destare sospetti, andava da lei durante la notte, temendo che Febo, il sole onniveggente, poteva rivelare tutto a Efesto, marito legittimo di Afrodite. Da questa unione nacquero diversi figli: Armonia, che ricevette dalla madre una collana maledetta come dono di nozze con Cadmo; Eros, simbolo dell’amore e dell’attrazione fisica; e Anteros, dio dell’amore reciproco o della vendetta amorosa.

Per non essere scoperto, Ares aveva incaricato un giovane, Alectryon, di fare da sentinella e avvisarlo del sorgere del sole, affinché potesse lasciare la stanza di Afrodite in tempo. Tuttavia, una mattina Alectryon dimenticò il suo compito, e Febo svelò il segreto a Efesto, che catturò i due amanti in una rete magica, esponendoli alla vista degli altri dei. Le dee, tuttavia, si rifiutarono di assistere per non umiliare Afrodite. Alla fine, Poseidone intervenne e convinse Zeus a liberare i due innamorati.

Guillemot, Alexandre Charles – Marte e Venere sorpresi da Vulcano (Wikipedia – Pubblico dominio)

Afrodite, colta dall’imbarazzo, si rifugiò nell’isola di Cipro, mentre Ares si allontanò in Tracia, non prima di punire Alectryon, trasformandolo in un gallo e condannandolo a segnalare per sempre l’arrivo del sole.

Durante la guerra di Troia, Ares si schierò con i troiani, ma il suo contributo fu piuttosto fallimentare. Diomede, assistito da Atena, riuscì a ferirlo pesantemente, spingendo Ares a lamentarsi con Zeus. Più avanti, malgrado il divieto di Zeus, tentò nuovamente di entrare in battaglia, ma Atena glielo impedì con parole sprezzanti. Ne seguì un violento scontro: Ares attaccò la dea, scagliando il suo giavellotto contro l’egida, il suo scudo magico. Atena restò illesa e, anzi, stordì Ares con una pietra. Quando Afrodite cercò di soccorrerlo Atena le assestò un tremendo pugno.

Jacques Louis David – Il combattimento di Marte e Minerva (Wikipedia – Pubblico dominio)

Quando Eracle, in viaggio verso Delfi, venne sfidato da Cycnos, figlio di Ares, il dio della guerra intervenne personalmente per sostenere il figlio nella battaglia. Tuttavia, l’eroe, con l’assistenza di Atena, riuscì a sopraffare Cycnos, uccidendolo, e ferì Ares alla coscia, costringendo il dio a ritirarsi dal combattimento.

In Grecia, Ares non fu mai una divinità particolarmente amata. I templi a lui dedicati erano pochi e poco frequentati, anche se ad Atene gli venne intitolata una parte della rocca dell’Acropoli.
Il suo culto, originario della Tracia, trovava espressione soprattutto a Sparta e a Tebe. Ares non fu neanche una figura molto ispiratrice per gli artisti greci, ma con il passare del tempo, le sue raffigurazioni si fecero più numerose nell’arte greco-romana, dove il dio della guerra venne speddo rappresentato con un’armatura completa o con un elmo, uno scudo e una lancia.

 

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