
Testa di Hera con diadema. Marmo, copia romana di epoca imperiale dal tipo “Barberini Hera”, V secolo a.C. – Wikipedia, pubblico dominio
Nella mitologia greca, Ate (o Até) era la dea del destino e l’incarnazione delle azioni sconsiderate e delle loro conseguenze. Il suo nome, in greco antico, significa “rovina“, “sciocco” o “inganno“, e il suo ruolo era strettamente legato agli errori commessi da dèi e mortali, spesso causati dall’eccessivo orgoglio, che portavano alla rovina o alla morte.
Nell’Iliade, Omero la descrive come la figlia maggiore di Zeus, senza menzionare la madre.
Secondo il mito, Ate fu spinta da Era a usare la sua influenza su Zeus, inducendolo a decretare che il trono di Tirinto e di Micene sarebbe spettato al primo nato della stirpe di Perseo.
Subito dopo, Era ritardò la nascita di Eracle e fece nascere prematuramente Euristeo, assicurandogli così il trono. Di conseguenza, Eracle fu costretto a servire Euristeo, che lo sfruttò per fargli compiere le famose “dodici fatiche“.
Quando Zeus scoprì l’inganno, adirato, scagliò Ate sulla terra e le vietò di fare ritorno sull’Olimpo. Da allora, la dea vagò tra i mortali, camminando sulle loro teste, confondendoli e portando caos e sventure. Per attenuare il danno causato da Ate, Zeus generò le Litai, gli spiriti personificazione delle preghiere e delle suppliche degli uomini.
Racconta Omero nel XIX canto dell’Iliade:
(Stralcio tratto da wikisource.org e rilasciato con licenza CC BY-SA 4.0)
![]() Busto di Omero nel museo di Ercolano – Wikipedia, pubblico dominio |
“.Un Dio D’alto dolor ferito infurïossi |
Esiodo, nella sua Teogonia, afferma invece che Ate era figlia di Eris, la dea della discordia, senza menzionare un padre. Alcuni autori, però, la considerano figlia di Zeus ed Eris.

Giorgio Sommer – Dioniso e e Ampelo – Wikipedia, pubblico dominio
Secondo Apollodoro, quando Zeus la scacciò dal cielo, Ate atterrò su una collina in Frigia, che prese il suo nome. In quello stesso luogo, il dio scagliò anche il Palladio, il simulacro sacro capace di proteggere intere città, e Ilo, il mitico fondatore di Ilio, ovvero Troia.
Nonno di Panopoli racconta un’altra vicenda in cui Ate, su istigazione di Era, convinse il giovane Ampelo, amato da Dioniso, a cavalcare un toro per impressionare il dio. Tuttavia, Ampelo fu disarcionato e morì, trasformandosi poi in una vite.
Nel tempo, il ruolo di Ate nelle opere classiche si modificò. In alcuni scritti, gli eventi funesti da lei causati non erano più semplici errori, ma punizioni destinate ai malvagi e alla loro discendenza. Così, la sua figura si avvicinò a quelle di Nemesi e delle Erinni.
Nelle tragedie di Eschilo, Ate ha un ruolo rilevante, mentre in Euripide la sua importanza è minore, poiché prevale il concetto di Dike, la Giustizia.