Cafauro era un pastore originario della Libia, noto nella mitologia per essere il figlio di Anfitemi, appartenente al popolo dei Garamanti, e della ninfa Tritonide. Era anche fratello di Nasamone, con cui condivideva legami di sangue e mitologia.
La sua storia è legata alle vicende degli Argonauti, il gruppo di eroi guidati da Giasone nella loro celebre impresa per recuperare il Vello d’Oro.
Durante il viaggio di ritorno dalla Colchide, uno degli Argonauti, Canto, si avventurò nei territori libici con l’intento di razziare il bestiame di Cafauro. Spinto dalla necessità di sfamare sé stesso e i suoi compagni, Canto si trovò a fronteggiare l’ira del pastore. Cafauro, deciso a difendere i propri averi, affrontò l’eroe e lo uccise.
Questo atto, tuttavia, ebbe delle conseguenze tragiche per Cafauro. Gli altri Argonauti, furiosi per la morte del loro compagno, non tardarono a vendicarlo. In un’azione rapida e determinata, attaccarono il pastore e lo uccisero, chiudendo così la vicenda con ulteriore spargimento di sangue.
Un altro episodio, narrato unicamente dallo scrittore Igino, attribuisce a Cafauro, o Cefalione, come viene chiamato in questa variante del mito, anche l’uccisione di un altro Argonauta, Euribate. Questo dettaglio aggiunge un ulteriore livello di complessità alla figura del pastore, che si intreccia con il destino di più eroi greci.
Il nome “Cafauro” è particolarmente curioso e sembra derivare dalla parola “canfora“, una sostanza aromatica che, in realtà, non cresce spontaneamente in Libia. Questo anacronismo geografico non sorprende, considerando le limitate conoscenze geografiche dei mitografi antichi.
Nonostante questa incongruenza, la storia resta significativa come esempio delle tensioni e dei conflitti che animano la mitologia classica.
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