Capaneo è una figura della mitologia greca, figlio di Ipponoo e di Laodice (o secondo altre versioni, Astinome), e nipote di Megapente.
Il suo nome è legato indissolubilmente alla tragica epopea dell’assedio di Tebe, narrata da poeti come Euripide ed Eschilo. Fu uno dei sette eroi che parteciparono alla spedizione dei Sette contro Tebe, con l’obiettivo di restituire il trono a Polinice..

Arturo Ferraroni – Capaneo – Cremona, museo civico – Wikipedia – User: I, Sailko, opera propria rilascuata con licenza CC BY 2.5
Descritto come un uomo di imponente statura e straordinaria forza fisica, Capaneo era però anche noto per il suo spirito arrogante e per la superbia che lo contraddistingueva.
Durante l’assedio, fu il primo a salire sulle mura della città, ma nel farlo osò l’impensabile: sfidò apertamente gli dei, proclamando che nulla avrebbe potuto fermarlo.
Questo atto di hybris gli costò la vita. Zeus, irritato dalla sua empietà, lo colpì con un fulmine, uccidendolo all’istante. La sua morte fu seguita da un gesto di struggente fedeltà: la moglie Evadne si gettò nel rogo funebre per condividere con lui la sorte.
Nonostante la fama di tracotanza, in alcune fonti Capaneo viene ricordato anche per aspetti più umani. Nella tragedia Le Supplici di Euripide, ad esempio, si sottolineano la sua modestia e uno stile di vita sobrio, nonostante la ricchezza:
«Fu ricchissimo, ma mai si gonfiò d’orgoglio per le sue ricchezze, né fu più superbo di un uomo povero.
Soleva dire che il bene non sta nel riempirsi il ventre, e che il poco basta.»
Nella Tebaide del poeta latino Stazio, il ritratto di Capaneo si fa ancora più titanico: lo si vede sfidare Bacco ed Ercole, protettori di Tebe, e persino provocare Zeus, accusandolo di essere un dio che fa paura solo alle donne, incitandolo a combattere con tutto il suo potere. Tra le sue frasi più celebri:
«Il coraggio è il mio dio.»
«Furono la paura e il timore a creare gli dei.»

William Blake – Capaneo – Wikipedia, pubblico dominio
Questo atteggiamento di estrema fiducia in sé stesso e disprezzo per il divino fece di Capaneo, nella cultura occidentale, il simbolo dell’uomo che osa troppo. Non a caso, Dante Alighieri lo colloca nell’Inferno della Divina Commedia, tra i violenti contro Dio, puniti nel deserto infuocato del Canto XIV (vv. 43-72), dove egli, nonostante la condanna eterna, continua a maledire gli dei con la stessa fierezza di un tempo.
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