Clara Petacci, conosciuta come Claretta, nacque a Roma il 28 febbraio 1912. Il suo nome è passato alla storia per la relazione sentimentale che la legò a Benito Mussolini, con il quale condivise non solo gli anni più difficili del fascismo, ma anche la tragica fine.

Claretta Petacci – Wikipedia, pubblico dominio.
Figlia di Giuseppina Persichetti e del dottor Francesco Saverio Petacci, medico di fama e per un periodo archiatra pontificio, Clara crebbe in un ambiente agiato e ben introdotto nei circoli vaticani. Sua sorella minore, Maria Petacci, intraprese la carriera cinematografica con il nome d’arte di Miria di San Servolo, conosciuta anche come Miriam Day.
Nel 1932, a soli vent’anni, Clara riuscì a incontrare personalmente Mussolini. Da quell’incontro nacque una relazione che, nonostante la grande differenza d’età sarebbe durata fino alla morte. All’epoca, Clara era sposata con un ufficiale dell’Aeronautica, il tenente Riccardo Federici, da cui si separò legalmente nel 1936.
Mussolini, dal canto suo, era sposato con Rachele Guidi, detta “donna Rachele”, che conosceva fin dall’infanzia e con cui aveva contratto matrimonio civile nel 1915 e religioso nel 1925. La sua vita sentimentale, tuttavia, era stata costellata da numerose amanti, tra cui Ida Dalser, madre di suo figlio Benito Albino, e la nota intellettuale Margherita Sarfatti.

Claretta Petacci a Riccione – Wikipedia, pubblico dominio.
Nonostante l’ufficiale riserbo, la relazione tra Mussolini e Claretta divenne nota negli ambienti del potere. Clara era una presenza costante a Palazzo Venezia, dove visitava regolarmente il Duce, che lei chiamava affettuosamente “Ben” nelle lettere.
La sua figura, per quanto discreta, suscitava chiacchiere e imbarazzo, e non mancavano tra i gerarchi fascisti coloro che consideravano quella storia d’amore una minaccia alla dignità del regime.
Appassionata di pittura e attratta dal mondo del cinema, Clara coltivò per anni il sogno di recitare. Ma il ruolo che le fu destinato fu ben diverso: compagna nell’ombra di uno degli uomini più potenti e discussi d’Europa, al quale restò devotamente accanto, senza mai chiedere che abbandonasse la moglie.
L’intimità con Mussolini contribuì ad accrescere il prestigio della famiglia Petacci, sollevando però sospetti di favoritismi e episodi di corruzione, in particolare legati al fratello Marcello. Intorno al 1939, i Petacci si trasferirono da un appartamento borghese in via Spallanzani a una sontuosa villa in via della Camilluccia, nella zona più esclusiva di Roma. L’edificio, progettato in stile razionalista da Monaco e Luccichenti, era imponente ma non eccessivamente dispendioso: delle 350.000 lire spese, ben 225.000 furono impiegate solo per l’acquisto del terreno.
La villa contava 32 stanze distribuite su due piani, con una terrazza panoramica e un rifugio antiaereo sotterraneo, simile a quello della residenza di Mussolini a Villa Torlonia. Il parco ospitava una piscina, un campo da tennis, un orto, un pollaio e un giardino fiorito curato da Clara stessa.

Claretta Petacci intenta nella lettura del libro Storia di un anno, di Benito Mussolini – Wikipedia, pubblico dominio.
L’accesso alla proprietà era sorvegliato da una doppia guardiola: una per il portiere e una per la guardia presidenziale. Nell’ala destra, in prossimità del rifugio, si trovava la camera di Claretta e Benito: una stanza dai toni rosa, con pareti e soffitto a specchio, e un bagno in marmo nero con una grande vasca incassata, ispirata alle terme romane. Alla residenza giungevano numerose lettere con richieste e suppliche dirette a Mussolini, nella speranza che Clara le facesse pervenire al Duce.
Con la caduta del fascismo, la villa venne sequestrata con l’accusa di essere stata acquistata con fondi pubblici. Ma la famiglia riuscì a dimostrare la legittimità della proprietà e a riottenerla. In seguito, fu venduta e cadde in rovina, fino alla demolizione. Oggi, su quel terreno sorge il complesso che ospita le ambasciate dell’Iraq presso l’Italia e la Santa Sede.
Dopo la fine del regime, Clara fu arrestata il 25 luglio 1943, ma liberata l’8 settembre, in coincidenza con l’armistizio di Cassibile.
Insieme alla sua famiglia, lasciò Roma per trasferirsi al nord, nei territori controllati dai tedeschi, dove nacque la Repubblica Sociale Italiana. Stabilitasi a Gardone Riviera, vicino a Salò, Clara visse vicina a Mussolini anche in quegli ultimi, drammatici anni.
Il 27 aprile 1945, mentre Mussolini tentava di fuggire verso la Svizzera con un convoglio tedesco, Clara fu catturata insieme a lui a Dongo da una brigata partigiana. Secondo alcuni testimoni, le fu offerta la possibilità di salvarsi, ma rifiutò per restare accanto al Duce.
Il giorno seguente, 28 aprile, entrambi furono fucilati a Giulino di Mezzegra, sul lago di Como. Clara fu uccisa pur senza avere su di sé alcuna condanna. Le circostanze esatte dell’esecuzione restano ancora oggi oggetto di dibattito e versioni contrastanti.

Giulino di Mezzegra, il cancello di villa Belmonte, in via XXIV Maggio, sul muretto la croce indicante il luogo dove vennero uccisi Benito Mussolini e Clara Petacci. – Wikipedia, pubblico dominio.
Anche il fratello di Clara, Marcello, fu giustiziato lo stesso giorno a Dongo, insieme ad altre quindici persone del seguito di Mussolini.
Il 29 aprile, i corpi di Mussolini, Claretta e degli altri giustiziati furono esposti in piazzale Loreto, a Milano, appesi per i piedi a una pensilina di un distributore di carburanti.

I corpi di Mussolini (secondo da sinistra) e della Petacci (riconoscibile dalla gonna) esposti a Piazzale Loreto – Wikipedia, pubblico dominio.
La scelta del luogo fu simbolica: lì, il 10 agosto 1944, i fascisti avevano giustiziato quindici partigiani in una rappresaglia sanguinosa.
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