Cleopatra, una delle figure più emblematiche e controverse dell’antichità, fu descritta da Plutarco, storico greco-romano, non tanto per la sua bellezza fisica, quanto per il suo carisma intellettuale e la forza del suo carattere.
Secondo Plutarco, non era una bellezza mozzafiato, ma il suo fascino risiedeva nella capacità di sedurre attraverso la parola, il pensiero acuto e un’intelligenza vivace. Parlava diverse lingue, tanto da comunicare direttamente con popoli come Etiopi, Siri, Medi e Parti, un’abilità rara tra i sovrani tolemaici, molti dei quali ignoravano perfino la lingua egiziana.

Regno tolemaico. Cleopatra VII. 51-30 a.C. Dracma AE 40. Alessandria – Wikipedia, pubblico dominio

Nonostante il suo straordinario talento politico e culturale, Cleopatra è stata spesso vittima di pregiudizi e propaganda ostile.
Come accade frequentemente per le donne di potere, la sua figura fu avvolta da leggende e diffamazioni. Fu dipinta come una donna lasciva, assetata di potere e incapace di contenere i propri istinti. Poeti come Orazio la definirono un “mostro fatale”, mentre Cassio Dione la descrisse come insaziabile e ambiziosa, accusandola di voler dominare Roma, salvo poi fallire e perdere tutto.

Anche gli autori classici non furono indulgenti con lei. Dante, nel suo Inferno, la colloca tra i lussuriosi, definendola “rapace, crudele e lasciva”, mentre Shakespeare la demonizza come il “serpente del Nilo”.
La sua immagine è stata pesantemente influenzata dalla narrazione costruita durante il regime di Ottaviano Augusto, il suo grande avversario, che aveva tutto l’interesse a screditarla per legittimare la propria vittoria. Gli scritti di storici romani come Cicerone, che evitava persino di nominarla per il disprezzo che nutriva, contribuirono a consolidare un’immagine negativa della regina egiziana.

Tuttavia, questa rappresentazione è ben lontana dalla realtà. Cleopatra era una donna straordinaria in un mondo dominato dagli uomini.
Colta, strategica e ambiziosa, incarnava tutto ciò che la società romana patriarcale disprezzava: una donna al comando, indipendente e capace di influenzare gli uomini più potenti del suo tempo. Il suo ruolo come ultima regina d’Egitto e la sua relazione con due dei più grandi leader romani, Giulio Cesare e Marco Antonio, non erano solo il frutto di strategie personali, ma riflettevano la sua determinazione a proteggere l’indipendenza del suo regno.
Cleopatra non fu una figura perfida o amorale, ma piuttosto una sovrana che sfidò le convenzioni e lasciò un segno indelebile nella storia del Mediterraneo.

Nell’antico Egitto, la presenza femminile nel potere non era un’eccezione, ma una tradizione consolidata.
Le regine condividevano il trono con i faraoni, non solo come consorti ma anche come influenti consiglieri e protagoniste attive nella gestione politica del regno. Questa parità, in termini di diritti e privilegi, era un aspetto unico della cultura egizia.

La condizione di emancipazione non si limitava alle mura dei palazzi reali. In generale, le donne egiziane godevano di una libertà inimmaginabile per altre civiltà dell’epoca. Sapevano leggere e scrivere, possedevano pieni diritti legali, amministravano i propri beni e potevano persino scegliere chi sposare. Questa autonomia si rifletteva anche nelle loro attività quotidiane: sebbene il titolo di “Nebet Per” (Signora della Casa) fosse onorato, molte donne lavoravano nei campi, tessevano, oppure intraprendevano professioni come danzatrici, musiciste e perfino scribi.

Cleopatra, nata e cresciuta in questa società aperta e dinamica, assorbì pienamente questi valori di indipendenza e libertà. Questo la rese unica rispetto alle donne di altre culture, specialmente quelle romane, che erano spesso confinate in ruoli subordinati.
Ma Cleopatra era molto più che una semplice rappresentante della cultura egizia.
Nonostante le descrizioni che la dipingono come affascinante e seducente, il vero potere di Cleopatra non risiedeva nella bellezza, ma nella sua mente straordinaria. Non è certo che fosse di una bellezza eccezionale, ma ciò che la distingueva era una vitalità inesauribile, un’intelligenza acuta e un carisma irresistibile. Era una donna colta, capace di discutere di argomenti complessi e diversi, di conversare con facilità in più lingue e di intrattenere chiunque con la sua vivacità intellettuale.

Cleopatra incarnava una femminilità fuori dagli schemi del tempo, forte e politicamente astuta. La sua capacità di muoversi con sicurezza in un mondo dominato dagli uomini era una qualità che colpiva profondamente figure come Giulio Cesare e Marco Antonio. Per loro, abituati a donne romane confinate a un ruolo domestico, Cleopatra rappresentava qualcosa di straordinariamente nuovo: una donna indipendente, potente e perfettamente consapevole del suo valore.

Desidero inserire una realizzazione grafica dell’amica Aster che ha visto, con gli occhi del cuore, la bellezza di Cleopatra

 

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