
Nicolas-Sébastien Adam – Prometeo – Museo del Louvre – Wikipedia, pubblico dominio
Prometeo è una figura centrale della mitologia greca, un Titano, figlio di Giapeto e di Climene. A lui sono legati alcuni tra i miti più antichi e diffusi della Grecia, nei quali viene rappresentato come un benefattore dell’umanità.
Essendo Zeus figlio del Titano Crono, Prometeo può essere considerato suo “cugino”.
Tuttavia, le versioni del mito divergono su alcuni dettagli: talvolta la madre del Titano viene identificata con Asia, figlia di Oceano, oppure con un’altra Oceanina, Climene. Un’antica leggenda più oscura lo attribuisce invece a Eurimedonte, un Gigante che lo avrebbe concepito violentando Era, ipotesi che spiegherebbe l’ostilità di Zeus nei suoi confronti.
Prometeo aveva diversi fratelli, tra cui Epimeteo, il suo opposto in quanto “impulsivo e sprovveduto“, Atlante e Menezio. Secondo alcuni racconti, sposò Celeno o Climene e fu padre di Deucalione, Lico e Chimereo, a cui talvolta si aggiungono Etneo, Elleno e Tebe.
Le sue gesta si collocano agli albori dell’umanità e lo pongono in netta contrapposizione con Zeus, determinando il destino della condizione umana.
Il mito di Prometeo

Heinrich Friedrich Füger – Prometeo ruba il fuoco – Wikipedia, pubblico dominio
Secondo la mitologia greca, Atlante era figlio di Era e aveva cinque coppie di fratelli gemelli che giurarono fedeltà sul sangue di un toro sacrificato. Inizialmente virtuosi e saggi, finirono però corrotti dall’avidità e dalla crudeltà. Gli dèi, per punirli, scatenarono un diluvio che distrusse il loro regno. Sopravvissuti, Atlante e Menezio si unirono a Crono e agli altri Titani nella guerra contro gli dèi dell’Olimpo. Tuttavia, Zeus colpì a morte Menezio con un fulmine e condannò Atlante a sostenere sulle spalle la volta celeste per l’eternità.
Nonostante la sua appartenenza ai Titani, Prometeo scelse di schierarsi con Zeus e convinse anche il fratello Epimeteo a fare lo stesso.
Fu testimone della nascita di Atena dalla testa di Zeus, e la dea, riconoscente, gli insegnò arti fondamentali come l’architettura, l’astronomia, la matematica, la medicina, la metallurgia e la navigazione.
Fin dall’inizio, Prometeo si dimostrò amico degli uomini. Quando gli dèi gli affidarono un numero limitato di “buone qualità” da distribuire tra gli esseri viventi, Epimeteo, con la sua solita imprudenza, le assegnò tutte agli animali, dimenticandosi degli uomini. Per rimediare, Prometeo rubò dallo scrigno di Atena l’intelligenza e la memoria e le donò agli esseri umani.
Zeus, però, non vedeva di buon occhio questa generosità. Non solo considerava gli uomini creature inferiori, ma temeva che i doni di Prometeo li rendessero troppo potenti.
Durante un sacrificio agli dèi a Mecone, Prometeo fu chiamato come arbitro per stabilire la spartizione delle offerte. Divise un toro sacrificato in due parti: da un lato, la carne migliore nascosta sotto la pelle dell’animale; dall’altro, le ossa coperte da un invitante strato di grasso. Zeus scelse la seconda porzione e, scoperto l’inganno, si infuriò.
Da quel momento, gli uomini avrebbero dovuto sacrificare agli dèi solo le parti immangiabili, mentre la carne sarebbe spettata a loro. Tuttavia, Zeus impose un ulteriore castigo: tolse agli uomini il fuoco, privandoli di una risorsa essenziale.
Prometeo non si arrese. Si recò da Atena, che lo aiutò a introdursi nell’Olimpo. Qui accese una torcia dal carro di Elio e riportò il fuoco sulla Terra. Secondo un’altra versione, rubò una scintilla dalla fucina di Efesto. Quando Zeus scoprì il furto, giurò vendetta.
Il padre degli dèi ordinò a Efesto di plasmare una donna meravigliosa, Pandora, la prima del genere umano. Gli dèi le conferirono doni straordinari, ma anche una natura ingenua e curiosa. Zeus la inviò a Epimeteo, affinché diventasse lo strumento della rovina umana. Nonostante l’avvertimento di Prometeo di non accettare doni da Zeus, Epimeteo cedette e la prese in moglie.
Nel frattempo, Zeus riservò a Prometeo una punizione ancora più crudele.

Peter Paul Rubens – Prometeo incatenato – Wikipedia, pubblico dominio
Lo fece incatenare con lacci d’acciaio sulla cima del Caucaso e ordinò a un’aquila di dilaniargli il fegato ogni giorno; durante la notte, l’organo si rigenerava, prolungando all’infinito il tormento del Titano.
Intanto, Pandora, spinta dalla curiosità, aprì un vaso misterioso che Epimeteo custodiva gelosamente. Da esso si sprigionarono tutti i mali del mondo: la fatica, la malattia, la vecchiaia, la pazzia, la passione e la morte. Solo la Speranza rimase imprigionata nel vaso, diventando l’unico conforto degli uomini.

Carl Bloch – La liberazione di Prometeo – Wikipedia, pubblico dominio
Dopo tremila anni, Eracle, durante le sue imprese, si imbatté in Prometeo. Uccise l’aquila con una freccia e spezzò le sue catene, restituendogli la libertà. Tuttavia, perché la sua liberazione fosse accettata da Zeus, Prometeo dovette cedere la propria immortalità.
Secondo un’altra versione, il centauro Chirone, ferito da una freccia avvelenata, soffriva atrocemente senza poter morire. Zeus accettò di concedergli la morte in cambio dell’immortalità di Prometeo.
Così, il Titano, simbolo dell’ingegno e della ribellione umana, divenne immortale.
Esiodo, nella sua Teogonia, racconta con queste parole l’inganno del sacrificio:
“[…] quando a Mecone contesero gli uomini e i Numi,
un gran bove offerí Prometeo, con subdola mente,
e lo spartí, traendo la mente di Zeus in inganno.
[…]”
Ancora oggi, il mito di Prometeo è considerato una potente allegoria della lotta dell’uomo contro le forze superiori e della ricerca della conoscenza, spesso perseguita a costo di grandi sacrifici.
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