Dante e i Fedeli d’Amore: un mistero tra poesia, simbolismo e spiritualità.
Da oltre un secolo si discute sulla possibile appartenenza di Dante Alighieri a una confraternita esoterica nota come Fedeli d’Amore. Nonostante le molte ipotesi, la questione rimane avvolta nel mistero.

Dante Gabriel Rossetti – Beatrice incontra Dante a una festa di matrimonio che gli nega il suo saluto – Wikipedia, pubblico dominio
Ma chi erano, davvero, i Fedeli d’Amore?
In apparenza, si trattava di poeti che vedevano nell’amore una via di elevazione spirituale, ispirati dalla lirica provenzale e poi dallo Stilnovo.
L’amata, in questa visione, non era più semplice oggetto di desiderio, ma simbolo di bellezza divina, tramite per avvicinarsi a Dio.
Tuttavia, alcuni studiosi, come Luigi Valli, sostengono che dietro le poesie stilnoviste si celasse un linguaggio in codice, usato per comunicare tra membri di una confraternita segreta. Secondo questa interpretazione, i versi parlavano di fede, riforma e opposizione al potere temporale della Chiesa, in favore di un ritorno alla purezza del messaggio cristiano.
Questi poeti, tra cui Dante, si sarebbero rifatti a tradizioni mistiche orientali, al catarismo e perfino al Manicheismo persiano. Alcuni termini ricorrenti nei loro scritti, secondo Valli e altri interpreti, assumerebbero significati simbolici:
- Madonna: l’intera confraternita
- Donna: un iniziato
- Folle: colui che è fuori dalla setta
- Pietra: la Chiesa di Roma
- Fiore: simbolo del divino
Dante stesso, nella Divina Commedia, allude alla presenza di verità nascoste, come nel celebre passo del Purgatorio (VIII, 19-21):
“Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero,
che ‘l velo è ora ben tanto sottile,
certo che ‘l trapassar dentro è leggiero…”

Domenico di Michelino – Dante ed i tre regni, 1465, Firenze, Santa Maria del Fiore – Wikipedia, pubblico dominio
La Commedia, infatti, è un’opera fortemente simbolica, costruita con una precisione numerica che lascia intendere un messaggio nascosto.
Ogni canto ha tra i 115 e i 160 versi, ma mai un numero divisibile per tre, nonostante l’uso delle terzine. Dante evita alcuni numeri (come 121, 127) legati al simbolismo del peccato, in particolare l’11, visto come numero imperfetto o peccaminoso nella tradizione medievale, ma legato anche all’antico 111 egizio, simbolo di divinità.
Un altro esempio è il canto 17, centrale nella Commedia, che riflette i numeri 1, 4 e 7 nei rispettivi cantici (Inferno, Purgatorio, Paradiso). Questi numeri rappresentano:
- 1: Dio, principio divino
- 4: l’Uomo, la creazione terrena
- 7: la perfezione, unione di umano e divino
Anche la geografia dell’aldilà dantesco rispecchia questo codice: l’Inferno e il Purgatorio, ad esempio, misurano simbolicamente 147 miglia, richiamando la stessa sequenza numerica.

Leonardo Pisano detto il Fibonacci. – Wikipedia, pubblico dominio
Dante, secondo alcuni, sarebbe stato vicino ai culti misterici orientali, influenzati da antiche sapienze egizie e dalla numerologia araba introdotta in Europa da Fibonacci, matematico alla corte di Federico II.
E chi è, allora, la “donna gentile” tanto celebrata dagli stilnovisti? Alcuni ipotizzano che non si tratti di una persona reale, ma di un simbolo: forse la Vergine Nera delle cattedrali francesi, legata al culto della Dea Madre e alle tradizioni isidee. In questo contesto, il silenzio sul nome della donna, come nella poesia di Guido Cavalcanti, richiama l’antico tabù egizio di non pronunciare il nome della divinità.
Alla luce di queste interpretazioni, la poesia dantesca, e in particolare la Divina Commedia, potrebbe contenere un messaggio spirituale nascosto, veicolato da simboli, numeri e allusioni.
Un cammino iniziatico in cui l’Amore, forza cosmica e sacra, guida l’anima verso Dio.