Nella mitologia greca, le Eliadi erano figlie del dio Sole, Elio, e dell’oceanina Climene. Tra loro, il più celebre fratello era Fetonte, il giovane che osò guidare il carro solare del padre, finendo tragicamente nel fiume Eridano.
Devastate dal dolore per la sua morte, le Eliadi piansero ininterrottamente sulle rive del fiume, fino a quando gli dèi, mossi a pietà, le trasformarono in pioppi.

Santi di Tito – Le sorelle di Fetonte trasformate in pioppi – Palazzo Vecchio, Firenze – Wikipedia, pubblico dominio
Le loro lacrime, cadendo nell’acqua, si tramutarono in ambra, creando così un legame eterno tra le sorelle e il destino del loro amato fratello.
Il numero e i nomi delle Eliadi variano a seconda delle fonti, ma tra i più citati figurano Astride, Dioxippe, Egle, Elie, Febe, Fetusa e Lampezia.

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Oltre a essere il dio del Sole, Elio veniva anche raffigurato come un pastore. Sull’isola di Trinacria, identificata in seguito con la Sicilia, possedeva sette mandrie di giovenche e sette greggi di pecore, ciascuna composta da cinquanta capi. Questo numero rimaneva immutabile nel tempo, né aumentava né diminuiva. A custodire il sacro armento erano due ninfe, Fetusa (“la splendente“) e Lampezia (“la brillante“), anch’esse figlie di Elio, secondo alcune versioni nate dall’unione con Climene, secondo altre con Neera.
Gli antichi interpretarono questo armento come un simbolo del calendario arcaico, composto da trecentocinquanta giorni e notti, suddivisi in cinquanta settimane. Altri vi videro un’immagine poetica delle nuvole bianco-rosate che accompagnano il Sole all’alba e al tramonto.
Nel corso del tempo, Elio fu assimilato alla figura di Apollo, anch’egli spesso descritto come un pastore divino.
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