La nascita e l’espansione del cristianesimo, la religione oggi più diffusa in Europa, sono il risultato di una complessa serie di fattori storici e culturali. È interessante notare come il cristianesimo sia emerso non solo in seguito al fallimento dell’ebraismo politico e rivoluzionario, che si opponeva fermamente al dominio di Roma, ma anche a causa dell’incapacità della filosofia e della democrazia ellenistica di contrastare efficacemente l’espansione romana, nonostante il prestigio che la cultura greca aveva raggiunto con Alessandro Magno
Nonostante queste sconfitte, l’incontro tra le due tradizioni culturali, greca ed ebraica, trovò una sintesi nel cristianesimo, formulata in modo decisivo da Paolo di Tarso. Questa nuova religione, nata dalle ceneri di due mondi, riuscì a prevalere ea trionfare con l’Editto di Milano nel 313 d.C., quando l’imperatore Costantino pose fine alle persecuzioni contro i cristiani.
Il cristianesimo si rivelò particolarmente adatto a un impero vasto e variegato come quello romano, riuscendo a conciliare elementi delle due culture da cui derivava. Dall’ebraismo ereditò la solidarietà sociale, eliminando però l’aspetto politico nazionalistico, mentre dall’ellenismo trasse il cosmopolitismo e una visione spirituale, abbandonando il politeismo. Questa sintesi ne fece una religione ideale per un impero caratterizzato da una lingua e un diritto unico. Tuttavia, nonostante il suo successo iniziale, il cristianesimo non fu in grado di risolvere i problemi sociali dell’Impero, che nel V secolo crollò sotto la pressione delle tribù germaniche, almeno nella sua parte occidentale, più segnata dalle contraddizioni legate allo schiavismo e alla provincializzazione dell’impero.
Nel contesto del declino dell’Impero Romano d’Occidente, la Chiesa di Roma assume un ruolo sempre più politico. Quando Costantino spostò la capitale a Bisanzio, la diocesi di Roma divenne meno incline a collaborare con l’autorità imperiale, appoggiando invece il colpo di stato di Carlo Magno, che nel 800 d.C. accettò il titolo di imperatore conferitogli dal papato, nonostante l’esistenza di un legittimo imperatore a Bisanzio
Questa divisione tra Oriente e Occidente si rifletteva nel diverso rapporto tra Stato e Chiesa. In Oriente, la Chiesa bizantina si sottometteva all’autorità dell’imperatore, che esercitava il controllo su tutte le sfere della vita sociale. In Occidente, invece, la Chiesa romana cercava di affermare la propria superiorità sui sovrani, impedendo la formazione di un potere centralizzato. Questo conflitto segnò la storia politica dell’Europa occidentale.
La divisione tra Oriente e Occidente divenne ancora più netta con la caduta di Costantinopoli nel 1453, che segnò la fine dell’Impero Bizantino. Mentre in Oriente la cultura si arrestò sotto il dominio ottomano, in Occidente, la cultura borghese, si sviluppò grazie all’autonomia concessa dalla Chiesa romana fin dall’XI secolo, fiorì attraverso l’Umanesimo e il Rinascimento che riuscì a porre le basi del moderno senso laico dell’esistenza.
Il fallimento della tradizione cattolica romana culminò con la Riforma protestante, un evento che non solo spezzò l’unità religiosa dell’Europa, ma aprì la strada a nuove idee e processi che influenzano ancora oggi il mondo intero.
In Russia, invece, il collasso della Chiesa ortodossa, sostenuto dall’autocrazia zarista, portò alla nascita del socialismo di Stato e dell’ateismo scientifico, una svolta radicale che avrebbe segnato profondamente la storia del paese e del mondo.
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