Eleonora d’Arborea, una delle figure più significative della storia sarda, trascorse la sua giovinezza alla corte di Arborea, vicino a Oristano. Durante il lungo governo del padre, Mariano IV, la corte visse una stagione di grande vivacità culturale e raffinatezza, in sintonia con il fermento che caratterizzava gran parte dell’Europa del tempo.
Dopo Mariano, il giudicato passò a suo figlio Ugone, fratello di Eleonora, noto per la sua indole fiera e crudele, oltre che per le sue attività da pirata e condottiero.
Eleonora sposò Branca Leone D’Oria, figlio illegittimo di Brancaleone Doria e Giacomina. Dal loro matrimonio nacquero due figli, Federico e Mariano.
Il 16 settembre 1382, Eleonora dimostrò le sue capacità politiche siglando un accordo con il Doge di Genova, Nicolò di Guarco, che vantava vasti interessi in Sardegna. L’accordo prevedeva il matrimonio tra la figlia del Doge, Bianchina, e il primogenito di Eleonora, Federico, a fronte di un prestito di quattromila fiorini d’oro. Il Doge si impegnava a restituire la somma in dieci anni, con l’obbligo di restituire il doppio in caso di inadempienza.
Nel 1383, Ugone fu assassinato, scatenando una crisi dinastica. Eleonora, decisa a vendicare la morte del fratello e a garantire il trono al figlio Federico, si proclamò Giudicessa di Arborea, appellandosi all’antico diritto sardo che permetteva alle donne di succedere al trono.
Con grande determinazione, Eleonora percorse l’isola per riconquistare i castelli e le terre che appartenevano a Ugone, consolidando il suo controllo sul Giudicato.
Pietro IV d’Aragona, preoccupato dal crescente potere di Eleonora, prese in ostaggio il marito Branca Leone, imponendo come condizione la consegna di Federico. Eleonora, tuttavia, rifiutò, preferendo affrontare una guerra contro gli Aragonesi piuttosto che cedere il suo primogenito.
Eleonora si mosse per consolidare il potere, riunendo i magistrati e il popolo, facendoli giurare fedeltà a Federico. Grazie alle risorse della famiglia D’Oria, riuscì a organizzare un esercito e ad attrarre numerosi sostenitori.
Nonostante gli sforzi, la guerra non portò a risultati decisivi, e dopo due anni di scontri infruttuosi, Eleonora cercò di negoziare la liberazione del marito.
Il tentativo di farlo evadere fallì, e solo nel 1388 fu firmato un trattato di pace, sebbene Branca Leone venne liberato solo un anno dopo.
Nel 1392, Eleonora emanò la Carta de Logu, un monumento legislativo di straordinaria modernità per l’epoca.
Questa raccolta di leggi, redatta in lingua arborense, sanciva principi rivoluzionari, tra cui l’uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge e la distinzione tra omicidio premeditato e non intenzionale. Regolava lo stupro, l’adulterio, l’incendio delle stoppie, e molti altri aspetti della vita sociale, giuridica e amministrativa del Giudicato.
Negli anni seguenti, il conflitto con gli Aragonesi continuò, alternandosi a momenti di tregua. Tuttavia, una terribile epidemia di peste colpì la Sardegna, e nel 1404 anche Eleonora ne fu vittima.
Nonostante le rivalità con gli Aragonesi, persino gli spagnoli le resero omaggio estendendo la Carta de Logu a tutta la Sardegna, riconoscendone il valore per il popolo sardo.
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