Ermete Trismegisto è una figura leggendaria e avvolta nel mistero, celebrata dagli antichi Egizi come “Scriba degli Dei“.
Il titolo di “Trismegisto”, che significa “tre volte grande“, lo consacrò come simbolo di saggezza suprema e conoscenza universale. Si ritiene che fosse l’autore del “Corpus Hermeticum”, una collezione di scritti filosofici, religiosi e magico-astrologici, che ha attraversato i secoli come fonte di ispirazione per studiosi e mistici.
Di probabile origine africana, si narra che sia nato a Madaura (nell’attuale Algeria) intorno al 125 d.C., anche se la sua vera identità resta incerta. La sua figura si colloca tra due grandi civiltà, quella egizia e quella greca, incarnando una sintesi culturale e spirituale unica. Alcuni lo considerano la fusione tra due divinità: Thot, dio egizio della scrittura e della sapienza, ed Ermes, messaggero degli dei nella mitologia greca. Altri ancora lo vedono come un semidio, addirittura figlio dello stesso Ermes.
Durante l’VIII e il IX secolo d.C., lo storico bizantino Sincello propose una teoria secondo cui Ermete Trismegisto sarebbe stato in realtà due persone distinte, vissute prima e dopo il Diluvio Universale. Indipendentemente dalle ipotesi, Ermete rimane una figura mitologica a metà tra l’umano e il divino, un ponte tra mondi terreni e celesti.
Ermete Trismegisto è tradizionalmente considerato il protettore del sapere e l’inventore della scrittura. Gli vengono attribuite opere di straordinaria profondità, tra cui la leggendaria “Tavola di Smeraldo”, che rappresenta una delle più celebri espressioni della filosofia ermetica. Secondo la leggenda, Ermete avrebbe inciso con un diamante le “sette leggi universali” su una lastra di smeraldo, unendo la sapienza dell’alchimia, della magia e delle scienze occulte.
Si ritiene inoltre che i suoi scritti, composti da 42 opere, rappresentassero il sapere più prezioso tramandato dagli antichi sacerdoti egizi, spaziando tra medicina, filosofia, magia, alchimia e scienza. Tuttavia, alcuni studiosi suggeriscono che il numero 42 simboleggiasse i nomi di Thot, legati alla sua complessa natura divina.
Gli scritti attribuiti a Ermete influenzarono profondamente la filosofia, la religione e l’arte magica.
Uno dei testi più famosi del Corpus Hermeticum, il dialogo Asclepio, esplora pratiche esoteriche come la telestiké, un’arte che permetteva di evocare e confinare entità spirituali all’interno di statue attraverso l’uso di erbe, gemme e profumi.
Durante il Rinascimento, grazie alla traduzione di Marsilio Ficino commissionata da Cosimo de’ Medici, il pensiero ermetico visse un nuovo splendore, diventando un pilastro culturale dell’epoca. Gli alchimisti medievali, affascinati dal suo sapere, lo considerarono una guida essenziale nella loro ricerca del “Grande Opus“.
Anche i Padri della Chiesa affrontarono la figura di Ermete Trismegisto. Se Tertulliano e Lattanzio lo riconobbero come precursore della dottrina cristiana, Sant’Agostino lo identificò come contemporaneo di Mosè e discendente dell’astrologo Atlante.
Nel Medioevo e nel Rinascimento, il suo pensiero permeò il mondo esoterico, influenzando non solo l’alchimia e l’astrologia, ma anche la Massoneria e altri movimenti spirituali.
Nonostante il suo immenso impatto, l’identità di Ermete Trismegisto resta un enigma.
Era un uomo vissuto nell’antichità (forse morto nel 180 d.C. a Cartagine), un semidio o una personificazione mitologica?
I suoi scritti sono il frutto di un’unica mente o un corpus collettivo di conoscenza tramandato attraverso i secoli?
Al di là delle ipotesi, Ermete Trismegisto incarna il fascino del mistero e dell’ignoto, rappresentando un punto di incontro tra scienza, filosofia e spiritualità. Il segreto del suo eterno richiamo risiede proprio nella sua capacità di ispirare l’umanità a esplorare le profondità del sapere e a svelare i misteri dell’universo.
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