Per fugare ogni dubbio sull’autenticità della sua maternità, l’imperatrice Costanza decise di dare alla luce il suo unico figlio, Federico, in un modo del tutto singolare: sotto un tendone eretto nella piazza del mercato di Jesi, davanti agli occhi di una folla incredula.

Nascita di Federico II a Jesi, in una tenda, secondo una «fantasiosa tradizione» dovuta a Ricordano Malispini (Dettaglio) – Wikipedia, pubblico dominio

Era il 26 dicembre 1194, giorno di Santo Stefano. Subito dopo la nascita, il piccolo fu affidato alla custodia della contessa di Spoleto, mentre Costanza riprese il viaggio verso Palermo.

Quella nascita suscitò un’enorme eco in Europa. Avvenuta dopo quasi nove anni di matrimonio senza figli e da una donna che, all’età di quarant’anni, era considerata ormai troppo anziana per essere madre, l’evento parve a molti straordinario, quasi prodigioso. Da subito, avversari e sostenitori della causa imperiale interpretarono l’accaduto secondo le proprie convinzioni. Per alcuni, si trattava di un segno nefasto; per altri, di un presagio di grandezza.

Le profezie contribuirono ad alimentare il dibattito. Si ricordava il leggendario Mago Merlino, che aveva predetto come funesta la nascita inattesa di colui che, agnello tra i suoi, sarebbe divenuto un leone furibondo. L’abate Gioacchino da Fiore parlava di una donna fecondata dal demonio che avrebbe dato alla luce un futuro dominatore del mondo, ma anche un Anticristo. Queste credenze erano particolarmente diffuse tra i guelfi, che sostenevano che Costanza fosse stata sottratta al chiostro per un matrimonio imposto contro la sua volontà.
Anche Dante, più tardi, riprenderà questa versione. Al contrario, i sostenitori imperiali, come Goffredo di Viterbo e Pietro da Eboli, esaltarono la nascita, paragonandola a un evento provvidenziale capace di unire Oriente e Occidente.

Federico, cresciuto in un contesto segnato da queste aspettative, perse il padre, l’imperatore Enrico VI, prima di compiere tre anni.
Enrico, che lo aveva già fatto eleggere re di Germania, intendeva portarlo in terra tedesca per l’incoronazione, ma morì improvvisamente nel 1197. Lo zio Filippo di Svevia, venuto a prenderlo, dovette ritirarsi dopo aver appreso la notizia della morte del fratello.

Costanza, ora unica tutrice del piccolo, si dedicò a consolidare il regno normanno di Sicilia, unendo la tradizione culturale e amministrativa della sua terra natale alla sua visione politica.
Contraria alla presenza dei cavalieri germanici, li estromise dalla corte, respingendo le pretese di Marcovaldo di Anweiler, un fedele collaboratore di Enrico VI che aspirava alla reggenza.
Costanza trovò un prezioso alleato nel papa, Innocenzo III, che concesse l’incoronazione di Federico come re di Sicilia nel 1198, celebrata nel duomo di Palermo con un rituale bizantino. Questo evento segnò simbolicamente il legame del regno con la Chiesa, di cui divenne vassallo.

Enrico VI e Costanza di Sicilia dal “Libro in onore di Augusto” di Pietro d’Ebulo, 1196 – Wikipedia, pubblico dominio

Il regno di Sicilia, ereditato dai normanni, rappresentava un modello unico nel panorama medievale. Sotto la guida di Ruggero II, i normanni avevano consolidato una società multiculturale che fondeva tradizioni cristiane, musulmane e bizantine. Palermo, capitale del regno, rifletteva questa straordinaria integrazione con edifici come la Cuba e la Zisa, immerse nell’immenso parco reale. Federico, cresciuto in questo ambiente, si familiarizzò fin da giovane con l’eccezionale diversità culturale della sua città.

“Il Papa Innocenzo III” – affresco metà XIII secolo – Monastero del Sacro Speco di San Benedetto – Subiaco (Roma) – Wikipedia, pubblico dominio

Costanza, però, morì pochi mesi dopo l’incoronazione del figlio, lasciandolo orfano anche di madre. Federico fu quindi affidato alla tutela di Innocenzo III, uno dei papi più influenti del Medioevo. Figura austera e coltissima, Innocenzo concepiva la Chiesa come autorità suprema non solo spirituale, ma anche temporale. La sua visione teocratica mirava a unire le “due spade”, simbolo del potere secolare e religioso, con il papa al vertice. Questo potente alleato si assunse il compito di proteggere il giovane re, preparandolo a un destino che avrebbe segnato profondamente la storia medievale.

 

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