Un giorno un oracolo profetizzò ai Troiani che, per placare l’ira del dio Poseidone, sarebbe stato necessario sacrificare delle vergini, offrendole in pasto al mostro marino che il dio aveva scatenato contro la città.
La notizia scosse profondamente il popolo, seminando panico e disperazione. Tuttavia, nel caos generale, si alzò la voce ferma e coraggiosa di Fenodamante, un nobile troiano conosciuto per la sua rettitudine. Egli si oppose con veemenza a tale barbarie e, arringando il popolo, indicò il vero colpevole della tragedia: il re Laomedonte.
Fenodamante sosteneva che Laomedonte, avendo ingannato Poseidone e ignorato i suoi obblighi verso il dio, fosse l’unico responsabile della calamità abbattutasi su Troia. Pertanto, propose che il sacrificio ricadesse su Esione, la figlia del re, in quanto rappresentante della sua stirpe colpevole.
Alla fine, il popolo, persuaso dalla forza delle argomentazioni di Fenodamante, impose che Esione fosse offerta al mostro marino. La giovane venne dunque incatenata a una roccia sul litorale, esposta al destino crudele che l’attendeva.
Tuttavia, proprio quando tutto sembrava perduto, l’eroe Eracle giunse in soccorso. Con il suo straordinario coraggio e la sua forza, uccise il mostro marino e salvò Esione, riportandola incolume a Troia.
Ma il re Laomedonte, furente per l’umiliazione subita, tramò una vendetta spietata. Ordinò che le tre figlie di Fenodamante, le sorelle ninfe tra cui si ricorda Egesta, fossero consegnate ai marinai, con l’ordine di gettarle in mare per essere divorate dagli squali. I marinai eseguirono il crudele comando, abbandonando le giovani alle onde.
Tuttavia, il destino non si piegò alla crudeltà umana. Afrodite, mossa a compassione, intervenne per salvare le tre ragazze. Le portò in salvo, proteggendole dalla furia del mare e dal crudele destino voluto dal re.