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Già a marzo il mandorlo si risveglia e si veste di festa: i suoi delicati fiori sbocciano all’improvviso, annunciando la fine del gelo e l’arrivo imminente della primavera.

Edward Burne-Jones – L’albero del perdono. – Wikipedia, pubblico dominio
È il primo tra gli alberi a fiorire, e proprio per questo è da sempre simbolo di rinascita, di speranza e di resurrezione. I suoi rami, protesi verso il cielo, sembrano accogliere con gioiosa solennità la nuova stagione.
Nella mitologia greca, il mandorlo incarna il senso della speranza e della fedeltà incrollabile. I suoi frutti, le mandorle, racchiusi in un guscio duro e resistente, sono stati considerati sacri fin dall’antichità: simboli della verità nascosta, accessibile solo a chi ha il coraggio e la forza di superare la scorza esterna.
Una leggenda antichissima lega questo albero a una struggente storia d’amore: quella di Fillide e Acamante.
Acamante, un valoroso eroe greco, durante il viaggio verso Troia si fermò in Tracia, dove conobbe Fillide, una giovane principessa. Tra i due nacque subito un amore intenso e profondo. Ma il destino li separò: Acamante dovette partire per la guerra e Fillide rimase ad attenderlo, nutrendo speranza per dieci lunghi anni.
Alla notizia della caduta di Troia, non vedendo il suo amato tornare, Fillide credette che fosse morto e, vinta dal dolore, si lasciò morire. La dea Atena, commossa dalla fedeltà della giovane, la trasformò in un mandorlo, affinché la sua memoria non svanisse.

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Quando Acamante, sopravvissuto alla guerra, venne a sapere della sorte di Fillide, corse fino al luogo in cui sorgeva l’albero e lo abbracciò con tutto l’amore e il dolore che portava nel cuore. Fu allora che, sentendo quell’abbraccio, il mandorlo fiorì per la prima volta: dai suoi rami spuntarono candidi fiori bianchi, segno del legame eterno tra i due innamorati.
Da allora, ogni primavera, la fioritura del mandorlo rinnova il ricordo di quell’amore immortale, che neppure la morte riuscì a spezzare.
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