“Io stimo più il trovar un vero, benché di cosa leggiera, che ‘l disputar lungamente delle massime questioni senza conseguir verità nissuna”

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Galileo Galilei dedicò l’intera sua vita a un’impresa audace e visionaria: riconciliare scienza e fede. In un’epoca in cui questi due mondi sembravano inconciliabili e spesso in aperto conflitto, il suo tentativo appariva quasi un’eresia.

La Chiesa del tempo era rigida nelle sue posizioni: non esitava a condannare come eretico chiunque mettesse in discussione l’ortodossia, esercitava discriminazioni e talvolta usava il proprio potere spirituale per fini politici. Non vi era spazio per una lettura diversa da quella letterale delle Sacre Scritture.
Galileo, però, comprese che la Bibbia non poteva essere interpretata solo in modo letterale. Si interrogò a lungo sul significato dei testi sacri, sapendo che questi potevano essere letti su più livelli: letterale, allegorico, morale e anagogico.
Un distico medievale ne sintetizzava il senso:
“La lettera insegna i fatti, l’allegoria ciò in cui credere, il senso morale cosa fare, e l’anagogia dove tendere.”
Fu con questo spirito che Galileo affermò una celebre verità:
“La scienza insegna come vanno i cieli, la fede come si va in cielo.”

In lui convivevano con forza sia la razionalità dello scienziato che la devozione del credente. Non voleva rinunciare a nessuna delle due, ma anzi, sognava di fonderle in un’unica visione del mondo.
Così, senza paura, continuò le sue ricerche, perfezionando il telescopio e sostenendo la teoria eliocentrica, secondo cui è la Terra a ruotare intorno al Sole, e non il contrario. Ma non lo fece in opposizione alla fede: cercava invece un punto d’incontro, convinto che la scienza non smentisse le Scritture, ma potesse, al contrario, collaborare con esse per comprendere più profondamente il creato. A patto, però, che si accettasse una lettura simbolica e spirituale dei testi sacri, capace di coglierne la profondità.

Cristiano Banti – Galileo di fronte all’Inquisizione romana – Wikipedia, pubblico dominio

Il vero ostacolo non era la Chiesa in sé, ma i suoi uomini: teologi e chierici prigionieri della loro visione ristretta, incapaci di accettare un cambiamento, accecati da una fede difensiva che rifiutava ogni confronto. Eppure, il tempo ha portato trasformazioni significative. Oggi la Chiesa è molto più aperta al dialogo con la scienza, le altre culture e religioni. Tuttavia, l’ombra delle decisioni prese nei secoli passati, specialmente durante la Controriforma, pesa ancora sull’immagine del Cristianesimo. Molti lo percepiscono ancora immobile, ancorato al passato, senza accorgersi dei passi avanti.
È un atteggiamento diffuso: spesso si giudica un popolo o un’istituzione solo per i suoi momenti peggiori. Così si parla della Germania solo pensando al nazismo, o della Russia solo in termini di comunismo. Ma tutto cambia: le persone, i Paesi, il mondo.

Oggi, finalmente, scienza e fede non si escludono più a vicenda. Quando una si ferma, l’altra può proseguire. Sono diventate complementari, come due voci diverse in un’unica armonia. E in questo equilibrio, forse, Galileo avrebbe trovato quella sintesi che ha cercato per tutta la vita.

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