Girolamo Savonarola nacque a Ferrara il 21 settembre 1452. A soli ventitré anni, spinto da un profondo bisogno di purificazione interiore, abbandonò gli studi di medicina, filosofia e musica per entrare nel convento di San Domenico a Bologna, dove, nel 1476, fu ordinato sacerdote nell’Ordine domenicano.
Completò gli studi teologici tra Bologna e Ferrara, mostrando un’intensa dedizione allo studio delle Sacre Scritture.
Nel 1482 fu nominato lettore di Sacra Scrittura presso il convento di San Marco a Firenze. Qui il suo fervente attivismo trasformò il convento in un centro nevralgico per la riforma dell’Ordine. Le sue predicazioni, cariche di passione e rigore, iniziarono a distinguersi per l’insistenza sulla necessità di un ritorno ai valori cristiani e per le profezie di una punizione divina che avrebbe colpito Firenze e l’intera Italia, ormai corrotte dalla mondanità e dall’immoralità del Rinascimento.
Savonarola si scagliò contro la decadenza della Chiesa e della società, denunciando pratiche come l’astrologia, i comportamenti mondani del clero, e le feste in cui i preti si mischiavano ai laici in attività considerate scandalose.
La sua fama crebbe ulteriormente quando, nel 1494, l’avverarsi di una sua profezia sconvolse Firenze: Carlo VIII di Francia scese in Italia, minacciando di saccheggiare la città. L’umiliazione inflitta al capo della signoria, Piero de’ Medici, scatenò l’indignazione dei fiorentini, che lo deposero e lo esiliarono.
Con la cacciata dei Medici, Savonarola divenne una figura centrale nella politica cittadina, assumendo di fatto il ruolo di guida morale e politica di Firenze. La città fu riformata in senso democratico e repubblicano: furono coinvolte le classi popolari tradizionalmente escluse dal governo, l’imposizione fiscale fu rivista a favore dei meno abbienti, l’usura fu abolita e fu istituito il Monte di Pietà.
Parallelamente, Savonarola promosse un rigore morale assoluto, che sfociò in iniziative radicali, come i celebri “roghi delle vanità”, dove venivano distrutti oggetti ritenuti simboli di lusso o di inclinazioni pagane, tra cui abiti sfarzosi, libri e opere d’arte.
Le accuse di corruzione rivolte alla Chiesa e al Papa Alessandro VI, insieme ai tentativi di dialogo con Carlo VIII, misero Savonarola in aperto conflitto con la Santa Sede.
Nel 1495 fu interdetto dal Papa, che due anni dopo lo scomunicò. Lungi dal piegarsi, Savonarola rispose accusando Alessandro VI di essere indegno del pontificato. Questa sfida estrema lo isolò ulteriormente, mentre i suoi avversari politici, i “palleschi“, gli “arrabbiati” e i “compagnacci”, ne approfittarono per minare il suo potere.
Il 9 aprile 1498 Savonarola fu arrestato. Processato sommariamente per tre volte e sottoposto a torture, fu dichiarato eretico e scismatico. Il 23 maggio 1498, a soli 46 anni, fu giustiziato in piazza della Signoria, dove il suo corpo, insieme a quelli dei suoi seguaci fra’ Domenico da Pescia e fra’ Silvestro da Firenze, fu bruciato sul rogo.
Girolamo Savonarola fu una figura di straordinario carisma e profondità intellettuale, capace di ispirare tanto gli umili quanto le élite politiche e culturali. La sua visione di una riforma integrale della vita civile e religiosa ebbe un impatto profondo, anche se il suo rigore morale fu spesso accusato di sconfinare nel fanatismo.
Tra i suoi contemporanei, molti furono affascinati dalle sue idee, tra cui Pico della Mirandola, Giovanni e Domenico Benivieni, Sandro Botticelli, Michelangelo e Niccolò Machiavelli, che lo definì “profeta disarmato“. Tuttavia, il crollo della sua influenza portò alcuni di questi a prenderne le distanze.
Savonarola resta una figura controversa, ma il suo messaggio di rinnovamento morale e spirituale continua a suscitare interesse e riflessioni. La sua vita e il suo martirio sono un monito di quanto possa essere difficile sfidare i poteri consolidati in nome della giustizia e della fede.
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