
Haroeris, “Horus the Greater” – Tempio di Sobek e Haroeris, Kom Ombo, EGITTO – Wikipedia – Foto: Bernard DUPONT from FRANCE, Haroeris “Horus the Greater” rilasciata con licenza CC BY-SA 2.0
Il secondo figlio nato dall’unione delle divinità primordiali Nut, dea del cielo, e Geb, dio della terra, fu Horus il Vecchio, noto anche con il nome egizio di Heru-Wer, che significa “Horus il Grande”. Questo epiteto serviva a distinguerlo da un’altra figura più tarda della tradizione egizia: Horus figlio di Iside e Osiride, detto Heru-sa-Aset, “Horus figlio di Iside”. Tuttavia, molti testi non operano questa distinzione con chiarezza, e ciò ha generato non poca confusione nella comprensione del pantheon egizio. Con il tempo, le due figure finirono per fondersi in un culto unico, soprattutto in epoca tarda, dove le linee tra mito e simbolismo divennero sempre più fluide.
Horus il Vecchio era una divinità guerriera, dal carattere solare e regale. Era rappresentato con il corpo umano e la testa di falco, animale sacro che simboleggiava la maestosità del cielo. I suoi occhi avevano un valore cosmico: l’occhio destro era associato al Sole, fonte di luce e calore, mentre quello sinistro rappresentava la Luna, custode delle ombre e del tempo notturno. Questa dualità lo collegava tanto alla forza illuminante della verità quanto al ciclo eterno della rinascita.
Divinità patrona della città di Nekhen (conosciuta dai Greci come Hierakonpolis), Horus il Vecchio è probabilmente la più antica divinità associata al potere regale. Si crede che i primi faraoni vedessero in lui il proprio patrono celeste, il protettore per eccellenza del trono d’Egitto. Era inoltre associato agli artigiani e ai fabbri, simboli di ingegno e forza produttiva, e ai guerrieri, che incarnavano la difesa dell’ordine e della giustizia contro il caos.
Uno degli aspetti più noti del dio è quello di Heru-Behdety, “Horus di Behdet”, una manifestazione solare in cui viene raffigurato come un disco alato. Secondo la tradizione, fu Ra stesso a conferirgli questa forma, affinché potesse combattere contro le forze del disordine. In particolare, si racconta che Heru-Behdety affrontò e sconfisse il dio Seth, incarnazione della violenza e del caos, oppure, in altre versioni, il serpente Apofis, il grande nemico della luce solare che ogni notte tentava di inghiottire la barca solare di Ra.
Compagna divina di Horus era Hathor, dea dell’amore, della bellezza e della musica. Il suo stesso nome significa “Casa di Horus”, a indicare un’unione sacra e cosmica. Il loro legame veniva celebrato con una festività chiamata “Festa della Gioiosa Riunione”, che si teneva ogni anno intorno al solstizio d’inverno, simbolo del ritorno della luce e della fecondità. Dalla loro unione nacque Ihy, giovane divinità legata alla musica, alla danza e alla gioia, spesso rappresentato con un sistro tra le mani, strumento sacro a sua madre.
.