Il mito greco si inserisce in una continuità culturale mediterranea che abbraccia influenze mesopotamiche ed egizie.
Erodoto stesso sottolinea l’origine straniera di molti dei greci, provenienti soprattutto dall’Egitto e dai Pelasgi.
Platone, nel Crizia, esalta questa relazione, descrivendo i Greci come “fanciulli” del Mediterraneo, custodi recenti di una saggezza antica.

Diodoro Siculo, scrivendo in epoca romana, sistematizza questa eredità egizia. Più tardi, il cristianesimo riprende questo concetto, accusando i Greci di aver plagiato culture più antiche, nonostante fosse esso stesso profondamente influenzato da tradizioni greche e orientali. La religiosità cristiana chiude così un lungo percorso culturale, intrecciando eredità pagane, miti e sincretismi.

Giulio Romano – L’Assemblea degli Dei attorno al Trono di Giove – Volta, Sala dei Giganti, Palazzo Te Mantova (Wikipedia – Pubblico dominio)

La religione greca si distingue per l’assenza di un “libro sacro” e di una casta sacerdotale, favorendo libertà creativa e pluralità di interpretazioni, come dimostra il teatro tragico. Questo approccio ha reso il mito greco attrattivo non solo per gli studiosi di religioni, ma anche per altri ambiti culturali.

Gli dèi greci sono presentati come figure vicine all’uomo, partecipanti alle sue vicende con emozioni e limiti. Episodi come la ferita di Afrodite o il conflitto tra Zeus e Poseidone nell’Iliade mostrano una divinità antropomorfizzata, soggetta alla legge del più forte. Questa visione, riflessa anche nel pensiero politico greco, si oppone alla teologia cristiana, che fatica a spiegare il problema del male.

In sintesi, i miti greci continuano a vivere come archetipi universali, capaci di risvegliare riflessioni profonde e di adattarsi ai tempi, mantenendo una rilevanza estetica e intellettuale che attraversa le epoche.

 

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