Conso, o Consus, era un’antica divinità della religione romana, erede di un culto italico arcaico.
Come molte altre divinità legate alla terra e alla fertilità, Conso veniva associato al mondo sotterraneo. Il suo ruolo principale sembra essere stato quello di protettore del seme del grano e dei luoghi di conservazione, che presso i Romani erano spesso sottoterra. I semi venivano riposti in olle o giare per mantenerli freschi e proteggerli dai topi, sebbene questa pratica sia stata oggetto di dibattito tra storici e studiosi.
L’altare di Conso, noto come Ara Consi, era sotterraneo o coperto di terra e veniva scoperto soltanto durante le festività a lui dedicate, i Consualia, celebrate il 21 agosto e il 15 dicembre. Durante questi riti, officiati dai Flamini Quirinali e dalle Vestali, si rendeva omaggio al dio. A Conso era inoltre dedicato un tempio sull’Aventino, consacrato nel 272 a.C., che confermava l’importanza della sua figura nel panorama religioso romano.
Lo storico Tito Livio attribuisce a Conso un legame con i giochi celebrativi organizzati da Romolo in onore di Nettuno equestre. Secondo il racconto, Romolo avrebbe istituito i Consualia come occasione per attirare le popolazioni vicine, tra cui i Ceninesi, i Crustumini, gli Antemnati e i Sabini, che si recarono in gran numero, accompagnati da mogli e figli. Questi giochi, oltre a consolidare il culto di Conso, furono anche il contesto in cui si verificò il celebre Ratto delle Sabine, un evento fondativo nella storia leggendaria di Roma.
L’ipotesi che gli antichi depositassero i semi sottoterra per proteggerli è stata contestata da diversi studiosi. Sebbene questa pratica avrebbe potuto preservarli dagli uccelli, presentava molte controindicazioni:
- I semi germogliavano prematuramente, soffocandosi a vicenda.
- I topi, capaci di percepire gli odori e scavare tunnel, avrebbero facilmente raggiunto i semi.
- Contenitori di legno esposti all’umidità avrebbero marcito, facendo germogliare e deperire i semi.
- Sebbene casse di pietra sarebbero state più resistenti, non erano ideali per conservare i semi, che necessitano di ambienti asciutti e ventilati.
- Anche l’utilizzo di olle e giare non risolveva il problema: l’argilla porosa assorbiva acqua, e l’impermeabilizzazione con pece impediva la ventilazione, favorendo la formazione di muffe.
Queste considerazioni rafforzano l’idea che il culto di Conso fosse più simbolico che pratico, legato a un’antica concezione sacrale del rapporto tra uomo e terra.
Alcuni storici ritengono che il culto di Conso preceda la fondazione di Roma, risalendo all’epoca di Albalonga nel XII secolo a.C.
Conso rappresentava un legame diretto con la tradizione agricola e ctonia degli avi di Romolo.
I Consualia estivi celebravano il raccolto e la mietitura, mentre quelli invernali avevano un carattere propiziatorio, considerato più solenne e importante. Quest’ultima festa, infatti, vedeva la partecipazione del re stesso, a testimonianza del valore centrale di Conso nella cultura religiosa romana.
Conso, con il suo altare ipogeo situato nel Circo Massimo, rappresentava un culto agricolo antico che custodiva significati legati ai Sacri Misteri. La figura di Conso si configura così come un ponte tra le tradizioni italiche pre-romane e la religiosità della Roma repubblicana e imperiale.
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