Il termine “mausoleo“, oggi utilizzato per indicare qualsiasi tomba monumentale, trae origine da un’opera precisa: la grandiosa sepoltura di Mausolo, satrapo della Caria, ad Alicarnasso (l’attuale Bodrum, nella Turchia sud-occidentale). Fu Artemisia, sorella e moglie di Mausolo, a commissionare l’edificio in suo onore, dando così vita a uno dei monumenti più celebri dell’antichità.
Secondo la tradizione, la costruzione fu avviata dopo la morte di Mausolo, tra il 353 e il 351 a.C., ma è più plausibile che i lavori siano iniziati quando era ancora in vita, tra il 370 e il 365 a.C., e siano stati completati intorno al 350 a.C., poco dopo la scomparsa di Artemisia. L’opera era di tale imponenza da non poter essere concepita né realizzata in pochi anni.

Il Mausoleo di Alicarnasso, dipinto di Ferdinand Knab. Ritagliato dall’originale – Wikipedia, pubblico dominio
La straordinaria bellezza dell’architettura e delle decorazioni scultoree fece sì che la tomba venisse annoverata tra le sette meraviglie del mondo antico. Da allora, il nome “mausoleo” è stato associato a tutte le tombe monumentali, come nel caso del Mausoleo di Augusto o di quello di Adriano a Roma.
La ricostruzione, considerata tra le più attendibili, proposta dallo studioso Krischen descrive un edificio maestoso: un basamento alto circa 22 metri, decorato da una zoccolatura a gradoni, sorreggeva un elegante colonnato ionico composto da nove colonne sui lati brevi e undici su quelli lunghi, per un’altezza complessiva di circa 13 metri. Sopra il colonnato s’innalzava una piramide a gradoni alta circa 7 metri, culminante con una quadriga marmorea, forse raffigurante lo stesso Mausolo insieme ad Artemisia. L’intera struttura raggiungeva un’altezza complessiva di circa 49 metri.
Il progetto architettonico seguiva un sistema di proporzioni armoniche basato su multipli del piede e del cubito sami, in linea con i canoni della geometria greca, fondata su rapporti numerici e regole simmetriche.

Mausoleo di Alicarnasso, frammenti del fregio –Wikipedia – Foto: sailko, opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0
La semplicità e coerenza della ricostruzione di Krischen trova riscontro nelle misure delle fondamenta e nei resti architettonici rinvenuti nel 1856 dall’archeologo inglese Charles Newton. Tra questi frammenti spiccano alcune parti del fregio decorativo raffigurante l’Amazzonomachia, ovvero la battaglia tra Greci e Amazzoni, che probabilmente ornavano l’esterno della cella.
Secondo Plinio il Vecchio, i rilievi furono affidati ai più grandi scultori dell’epoca: Scopas fu incaricato del lato orientale, Leocare di quello occidentale, mentre Briasside e Timoteo si occuparono rispettivamente del lato settentrionale e di quello meridionale. Le loro opere introducono ai nuovi ideali della cultura ellenistica, dove il movimento e la fisicità delle figure dominano la scena, superando la compostezza dell’età classica.
L’intero progetto architettonico fu affidato a due architetti, Potino e Pitide, mentre la quadriga sulla cima – composta da un carro trainato da quattro cavalli – fu scolpita da un quinto artista, Piti.
Plinio, nella sua Naturalis Historia, ci fornisce una descrizione precisa del Mausoleo: lungo 63 piedi sui lati lunghi, più corto sui fronti, con un perimetro di 440 piedi e un’altezza di 25 cubiti.
Il colonnato, composto da 36 colonne, circondava l’edificio in uno spazio detto pteron. Al di sopra del colonnato si innalzava una piramide con 24 gradini, culminante nella quadriga. L’intera costruzione raggiungeva così un’altezza di circa 140 piedi (oltre 40 metri), un vero colosso architettonico.
La regina Artemisia morì prima che l’opera fosse ultimata, ma gli artisti continuarono a lavorare con dedizione, consapevoli che il mausoleo sarebbe diventato non solo un monumento alla memoria del sovrano, ma anche un eterno testimone della loro maestria.
Nel XII secolo, un violento terremoto compromise la stabilità dell’edificio. Ma a determinarne la definitiva rovina furono i cavalieri dell’Ordine di San Giovanni che, dopo aver conquistato Alicarnasso nel 1402, riutilizzarono le pietre del Mausoleo per costruire e rinforzare la fortezza di San Pietro, trattando l’antico monumento come una cava di materiali.

Antonio Tempesta – Il mausoleo di Alicarnasso – Wikipedia, pubblico dominio
Oggi, frammenti di quella meraviglia sono conservati al British Museum di Londra, dove ancora si può ammirare parte della quadriga in pietra, ultimo residuo tangibile di un’opera che ha segnato per sempre la storia dell’arte funeraria.
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