Nel basso Medioevo, il concetto di viaggio inizia a trasformarsi profondamente. Se in epoche precedenti i resoconti di viaggio erano spesso impregnati di simbolismo religioso e fantasie mitiche, con missionari e mercanti come principali protagonisti, ora il viaggio assume connotati più concreti. Diventa un’occasione per raccontare il mondo reale attraverso cronache e reportage che descrivono ciò che è stato effettivamente visto e udito. Si abbandonano così le concezioni simboliche e allegoriche in favore di una rappresentazione più realistica e oggettiva del mondo fisico.
In questo contesto si colloca “Il Milione” di Marco Polo, un’opera che può essere considerata il primo autentico trattato di scienza geografica.
Questo libro, scritto tra il XIII e il XIV secolo, non solo rappresenta una testimonianza straordinaria dei viaggi di Marco Polo, ma offre anche una visione dettagliata e precisa delle terre orientali, fino ad allora sconosciute o immaginate solo attraverso il filtro della leggenda e della fantasia.
L’opera si distingue per la sua ricchezza di particolari e la precisione dei dati topografici. Grazie a queste informazioni, è stato possibile ricostruire con fedeltà il percorso intrapreso da Marco Polo e la geografia delle terre d’Oriente da lui visitate.
Per i contemporanei, “Il Milione” rappresentava una finestra aperta su un mondo che fino a quel momento era stato percepito più come un sogno o una visione che come una realtà tangibile.
Nonostante l’Oriente fosse tradizionalmente descritto come una terra delle Meraviglie, un luogo sospeso tra mito e fiaba, Marco Polo si distingue per il suo approccio pratico e concreto. Egli sceglie di soffermarsi su dettagli di grande utilità: distanze precise tra città, descrizioni delle vie di comunicazione, usi e costumi locali, modalità di pagamento, prezzi delle merci, e informazioni che si rivelavano indispensabili per i viaggiatori e i commercianti del tempo.
Questo approccio realistico rappresentava una svolta rispetto alle rappresentazioni simboliche e mitiche predominanti fino ad allora.
La meticolosità e l’affidabilità della descrizione di Marco Polo furono tali da renderlo un punto di riferimento per i viaggiatori delle epoche successive. Persino Cristoforo Colombo, secoli dopo, studiò attentamente “Il Milione” per tracciare le coordinate del proprio viaggio verso il Nuovo Mondo. Le informazioni contenute nell’opera si dimostrarono essenziali per i progetti di esplorazione geografica, confermando il ruolo centrale di Marco Polo nel rinnovamento della conoscenza geografica del suo tempo.
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