Demofoonte, o Demofonte secondo alcune tradizioni, è una figura della mitologia greca legata ai miti eleusini. Era figlio di Metanira e Celeo, sovrani della città di Eleusi, che svolsero un ruolo fondamentale in uno degli episodi più noti legati alla dea Demetra.

Secondo il mito, quando Demetra, disperata per la scomparsa della figlia Persefone, vagava per la terra sotto le sembianze di un’anziana donna, fu accolta con grande generosità da Metanira e Celeo nel loro palazzo. In segno di riconoscenza per quell’ospitalità inaspettata e sincera, la dea decise di ricambiare il favore concedendo un dono straordinario al piccolo Demofoonte, uno dei figli della coppia.

Demofoonte nel rito con Demetra – WikipediaInternet Archive Book ImagesNo restrictions

Ogni giorno Demetra lo nutriva con ambrosia, il cibo degli dèi, e ogni notte lo adagiava sul fuoco sacro, con l’intento di purificare e bruciare via ogni traccia di mortalità, rendendolo così immortale. Era un rito segreto e solenne, ma una notte Metanira, insospettita da quelle pratiche misteriose, osservò la scena e, inorridita nel vedere il proprio figlio posto tra le fiamme, gridò per la paura.
Fu allora che Demetra rivelò la sua vera identità divina. Sebbene fosse stata interrotta nel completamento del rituale, e Demofoonte non poté quindi divenire immortale, la dea non serbò rancore. Anzi, commossa dall’affetto umano e dalla loro ospitalità, concesse alla città di Eleusi un destino glorioso: affidò al fratello di Demofoonte, Trittolemo, la conoscenza dei sacri misteri della terra, insegnandogli l’arte della coltivazione del frumento.
Da quel momento, Eleusi divenne uno dei centri spirituali più importanti della Grecia, custode dei Misteri Eleusini.

Metastasio – Demofoonte, Atto II, Scena IX. „Vieni, mia vita, / Vieni: sei salva.“ – Wikipedia, pubblico dominio

La figura di Demofoonte, rivisitata e rielaborata nei secoli, fu anche fonte d’ispirazione per l’opera teatrale.
Il celebre poeta Pietro Metastasio trasformò il mito in un libretto per l’opera seria Demofoonte, musicata per la prima volta da Nicolò Jommelli a Parma nel 1743. L’opera conobbe varie rielaborazioni, tra cui una celebre versione composta per il prestigioso Teatro San Carlo di Napoli nel 1770.

 

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