Demetra, la dea della terra madre e delle messi, era figlia di Crono, il signore del tempo, e di Rea, venerata come madre degli dèi. Divinità profondamente legata alla fertilità e alla natura, Demetra incarnava il ciclo vitale della terra, dalla semina al raccolto.
Secondo un antico mito, durante un incontro con un giovane cacciatore cretese, Demetra si unì a lui tra i solchi di un campo. Da questa unione nacque Pluto, simbolo della ricchezza e dell’abbondanza agricola. La terra stessa celebrò l’evento ricoprendosi di uno splendido manto di grano, segno della sua benedizione divina. Da allora, Demetra fu venerata come la dea delle messi e del nutrimento, colei che garantiva la prosperità ai mortali.
In un’altra unione, questa volta con Zeus, suo fratello e sovrano degli dèi, Demetra diede alla luce Persefone, una fanciulla di straordinaria bellezza, il cui viso risplendeva come un fiore al primo sbocciare.
Persefone era per Demetra il bene più prezioso, un riflesso della sua stessa essenza. Tuttavia, Demetra conobbe anche altre passioni: un legame con Poseidone, il dio del mare, portò alla nascita di Dioniso, il dio del vino e dell’ebbrezza, arricchendo così la sua discendenza divina.
La serenità di Demetra fu spezzata dal tragico rapimento di Persefone.
Ade, il dio degli inferi, innamorato della giovane dea, la portò con sé nel suo oscuro regno. Zeus, complice in questo inganno, approfittò dell’occasione per infliggere un crudele colpo a Demetra, la quale aveva spesso disdegnato la sua autorità.
Udendo le grida disperate di Persefone, Demetra fu sopraffatta dal dolore. Abbandonò i suoi ornamenti divini, coprendo la sua splendente chioma con veli scuri, segno del suo lutto.
Spinta da un amore materno inarrestabile, vagò senza sosta. Come un uccello che solca il cielo, attraversò mari, le cui acque si agitavano al suo passaggio, e terre, che si trasformavano in desolati deserti sotto il peso della sua disperazione, alla ricerca della sua amata figlia.
Per nove giorni e nove notti Demetra vagò incessantemente, stringendo una torcia accesa in ciascuna mano. Rifiutò il cibo e il nettare degli dèi, così come qualsiasi conforto che non fossero le sue stesse lacrime, determinata a non placare il suo dolore finché Persefone non fosse stata restituita al suo amore materno.
La terra, riflesso della sua sofferenza, si fermò: le nuvole cariche di pioggia rimasero immobili, i campi non germogliarono, e il mondo cadde in un silenzio sterile.
Durante il suo vagare, Demetra fu accolta da una famiglia di umili uomini che vivevano ai margini della foresta, in condizioni di estrema povertà. Commosso dalla loro bontà, il cuore della dea si addolcì, e in segno di gratitudine donò loro le spighe di grano che stringeva nelle mani. Tra quei poveri mortali, il più giovane, Trittolemo, si sentì ispirato dalla missione divina e decise di viaggiare per il mondo, diffondendo il dono del grano. Grazie a lui, l’umanità abbandonò la condizione selvaggia e imparò a coltivare la terra, assicurandosi un alimento stabile e abbondante.
Nel frattempo, la carestia causata dalla disperazione di Demetra aveva raggiunto ogni angolo del mondo. Privati del cibo, gli uomini non potevano offrire sacrifici agli dèi, né rendere loro omaggio. Questo spinse gli dèi stessi a intervenire.
Iride, la messaggera dell’arcobaleno, fu inviata a parlare con Demetra, cercando di calmarla, ma la dea rimase inesorabile. Anche altri immortali scesero per offrirle doni straordinari, ma nessuno poté placare il suo dolore: il solo dono che desiderava era il ritorno della sua amata figlia.
Infine, Zeus decise di inviare Hermes, il messaggero divino, negli inferi per negoziare con Ade. Grazie alla sua astuzia, Hermes convinse il dio dell’oltretomba a permettere a Persefone di tornare dalla madre. Ade, tuttavia, non rinunciò del tutto alla sua sposa. Approfittando di un momento di gioia di Persefone, le offrì un seme di melograno che, ingenuamente, la giovane mangiò. Questo semplice gesto la legò per sempre al regno degli inferi, poiché chiunque consumasse il cibo degli inferi era destinato a farvi ritorno.
Quando Hermes riportò Persefone da Demetra, madre e figlia si abbracciarono con incontenibile felicità. La terra, rispondendo all’armonia ritrovata, si risvegliò: i campi si coprirono di verde, fiori sbocciarono, e i frutti tornarono a riempire i rami. L’umanità, finalmente, poté mietere i raccolti e offrire sacrifici agli dèi, ristabilendo l’ordine del mondo.
Tuttavia, il destino di Persefone non poteva essere ignorato. Per aver consumato il seme di melograno, era condannata a trascorrere una parte dell’anno negli inferi, accanto ad Ade.
Il suo ritorno annuale sulla terra segnava l’avvento della primavera, mentre la sua discesa nel regno dei morti annunciava l’arrivo dell’autunno.
Così, il mito di Demetra e Persefone spiegava il ciclo eterno delle stagioni, un simbolo di morte e rinascita.
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