Per la prima volta, il concetto di equilibrio delle forze fu chiaramente sancito nel Trattato di Utrecht, segnando una fondamentale svolta nelle relazioni internazionali. Il trattato tra Francia e Inghilterra del 13 luglio 1713, infatti, venne stipulato con l’obiettivo di “consolidare e stabilizzare la pace e la tranquillità nel mondo cristiano” attraverso un giusto bilanciamento del potere fra le principali potenze del tempo: Austria, Francia, Inghilterra, alle quali si unirono in seguito Russia e Prussia.

L’Europa nel 1713 come disegnata dal trattato di Utrecht (Wikipedia – Pubblico dominio)

L’idea di equilibrio emersa da questo trattato differiva da quella precedente: se una delle grandi potenze aveva tentato di espandere il proprio dominio a scapito degli stati più deboli, le altre potenze avrebbero rivendicato immediatamente un equo risarcimento, ottenuto tramite l’ampliamento dei loro stessi territori, ristabilendo così l’equilibrio generale.

Ugo Grozio ritratto da Michiel Jansz van Mierevelt, 1631. (Wikipedia – Pubblico dominio)

Questo principio dell’equilibrio delle forze, già emerso con i trattati di Westfalia, divenne la base di tutte le future guerre, alleanze e coalizioni, utilizzato come strumento di politica internazionale, sia per fini positivi che negativi.
Gli sforzi intrapresi dagli Stati per mantenere tale equilibrio, specialmente dopo i trattati di Utrecht, dimostrano un’evoluzione crescente verso una maggiore consapevolezza di interessi e obiettivi comuni tra le varie nazioni europee.

Un indicatore rilevante di questa trasformazione fu lo sviluppo del commercio marittimo e della navigazione. Il principio della libertà dei mari, sostenuto nel secolo precedente da giuristi come Gentili, Selden e Sarpi, che difendevano rispettivamente le posizioni di Spagna, Inghilterra e Venezia, non riuscivano ad affermarsi pienamente, nonostante la notevole difesa fattane da Ugo Grozio.

Un altro aspetto di grande importanza nei trattati del XVIII secolo riguardava la libertà di navigazione per le nazioni neutrali durante i conflitti.
Questa evoluzione culminò con la Dichiarazione di Neutralità Armata del 20 febbraio 1780, promossa da Caterina di Russia, che coinvolse la Prussia, la Svezia, la Danimarca, le Due Sicilie, il Portogallo e l’Impero, schierandosi contro le pretese eccessive dell’Inghilterra.
Quest’ultima, impegnata nella guerra d’indipendenza americana contro Francia, Spagna e Olanda, aveva avanzato rivendicazioni sproporzionate riguardo al commercio marittimo delle nazioni neutrali.

 

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