
Probabile immagine del Tempio di Artemide a Efeso, riproduzione plastica nel parco Miniatürk di Istanbul. – Wikipedia – Foto di Zee Prime at cs.wikipedia, rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0
I Greci eressero un magnifico tempio in onore di Artemide, la dea della caccia. Costruito in marmo bianco e impreziosito d’oro, era talmente imponente da essere descritto come “alto come le nuvole”. Al suo interno fu collocata la statua della dea, oggetto di grande venerazione.
La realizzazione dell’edificio richiese oltre un secolo di lavoro, ma una volta completato attirava pellegrini da ogni angolo del mondo antico. Quando fu distrutto durante una guerra, il popolo, profondamente devoto alla dea, non esitò a ricostruirlo ancora più grande e splendente.
Per secoli, il tempio di Artemide fu uno dei santuari più famosi della storia, finché non cominciò a essere saccheggiato dai barbari. Col tempo perse tutte le sue ricchezze e rimasero soltanto le fondamenta. Le sue vestigia sono oggi visibili a Efeso, in Turchia, e il tempio è ricordato anche nella Bibbia e in numerosi scritti antichi.
Il tempio fu incluso tra le sette meraviglie del mondo per la straordinaria bellezza della sua architettura e per le dimensioni colossali. La costruzione più antica e significativa, denominata “Tempio D” dagli archeologi, fu voluta dal re Creso intorno alla metà del VII secolo a.C. Lo testimoniano iscrizioni in caratteri greci e lidi ritrovate sulle sue colonne.
Il progetto fu affidato all’architetto Chersifrone. Il tempio godeva di grande fama anche per il diritto d’asilo che offriva, attirando personaggi illustri e rafforzando il legame tra la vita religiosa e quella politica della città. Fin dall’inizio, il suo mantenimento era garantito dalle offerte dei pellegrini, dai mercanti e dalla vendita delle carni sacrificali da parte dei sacerdoti.
Gli scavi ancora in corso hanno rivelato che, nel VII secolo, il santuario era composto da un altare e da due monumenti principali: l’Hekatompedon, lungo cento piedi, e un altare a rampa. Queste strutture furono poi inglobate nel tempio “D” e nel cortile dell’altare.
Il tempio “D” aveva otto colonne sulla facciata e nove sul retro. Non era interamente coperto: alcuni studiosi ritengono che fosse aperto nella parte centrale, come indicano i resti di un tubo per il deflusso dell’acqua. L’accesso avveniva tramite una scalinata in marmo che circondava l’edificio come una cornice monumentale.

Incisione del 1880 di Sidney Barclay rappresentante il tempio di Artemide e facente parte di una raccolta rappresentante le sette meraviglie del mondo. – Wikipedia, pubblico dominio
La struttura poggiava su un alto basamento largo quasi otto metri e lungo 131 metri. Plinio racconta che le colonne, alte venti metri, erano snelle, scanalate in stile ionico, con eleganti capitelli che sorreggevano enormi travi. Una leggenda narra che fu la stessa dea Artemide ad aiutare l’architetto a sollevarle, poiché l’impresa sembrava impossibile.

Antonio Tempesta – Il tempio di Artemide ad Efeso – Wikipedia, pubblico dominio
Il timpano del tempio, sorretto da una cornice dentellata, presentava tre aperture: la centrale era dotata di sportelli, e ai lati si ergevano statue di Amazzoni.
Plinio menziona in totale 127 colonne. Al centro del tempio si trovava la cella, forse dominata dalla statua della dea, simile alle copie romane oggi conservate. La celebre statua di Artemide Efesia, con molte mammelle, rappresentava una divinità madre; la sua forma rigida e la parte inferiore ricordavano un sarcofago egizio.
Le decorazioni del tempio – cervi, leoni, grifoni, sfingi, sirene e api – rivelano influenze artistiche orientali: lidie, persiane, ittite ed egizie. Le sculture avevano un ruolo fondamentale. Nel V secolo si tenne una straordinaria competizione tra scultori greci per abbellire il tempio. Le opere migliori – realizzate da Fidia, Policleto, Cresila e Fradmone – vennero scelte per adornare il santuario, in occasione della pace di Callia del 450 a.C. Le Amazzoni, in atteggiamento di supplica, erano tra i soggetti raffigurati.
L’altare, situato in posizione decentrata rispetto alla facciata, permetteva al sacerdote di vedere l’apparizione simbolica della dea attraverso la finestra centrale del timpano. Il tempio “E”, costruito successivamente, riprendeva volutamente lo stile del tempio “D”, a conferma della sua importanza cultuale.
Il tempio “D” fu tragicamente distrutto il 21 luglio del 356 a.C. da un uomo chiamato Erostato, che lo incendiò nella speranza di ottenere fama eterna.

Ricostruzione eseguita con il software Poser dell’estremità occidentale del tempio di Artemide – Wikipedia – Foto di , opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0
Durante gli scavi nel “deposito delle fondazioni”, datato intorno al 600 a.C., furono trovate statuette d’oro, legno, avorio e argilla. Alcune raffiguravano Artemide come dea cacciatrice con arco, altre come dea degli inferi con una torcia. Le figure arcaiche del VI secolo mostrano la molteplicità degli aspetti della dea. Senofonte racconta di aver visto nel tempio una statua simile a quelle emerse dagli scavi.
Le monete ritrovate tra le fondamenta, ben 87 esemplari tra i più antichi mai scoperti, sono preziose per la ricostruzione dell’aspetto originario del tempio. Tuttavia, l’uso di una sola moneta per ricostruire la facciata ha portato a errori, come nel conteggio delle colonne, che erano in realtà otto, come confermato da altre emissioni monetarie.
Il tempio fu nuovamente danneggiato dai Goti nel 262 d.C., e nonostante i tentativi di ricostruzione, nel IV secolo l’edificio fu considerato incompatibile con la fede cristiana e distrutto definitivamente da San Giovanni Crisostomo.
Si narra che, anche dopo la distruzione, la gente continuasse ad adorare le pietre provenienti dal tempio, in particolare una “pietra caduta dal cielo”, forse un antico meteorite.
I resti del tempio furono riportati alla luce nel 1860 dall’archeologo John Turtle Wood, restituendo al mondo uno dei capolavori perduti dell’antichità.
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