Ippomene, giovane eroe della Beozia, figlio di Megareo e Merope, aveva scelto di ritirarsi nei boschi per vivere lontano dalle donne. Fu lì, tuttavia, che incontrò la splendida Atalanta e se ne innamorò perdutamente.

Atalanta, celebre per la sua straordinaria velocità, aveva stabilito una prova per chi aspirasse a sposarla: avrebbe accettato solo chi fosse riuscito a batterla in una gara di corsa, mentre coloro che fallivano erano condannati a morte.
Deciso a conquistarla, Ippomene invocò l’aiuto di Afrodite, la dea dell’amore, che gli offrì il suo sostegno.
La dea gli donò tre pomi d’oro, provenienti dai giardini delle Esperidi o forse da quello di Afrodite a Cipro.
Durante la gara, ogni volta che Atalanta lo stava per raggiungere, Ippomene lasciava cadere uno dei pomi. La bellezza e il luccichio di questi oggetti preziosi attiravano Atalanta, che si fermava a raccoglierli, permettendo così a Ippomene di prevalere e vincere la sfida.

Guido Reni – Atalanta e Ippomene – Museo nazionale di Capodimonte – Wikipedia, pubblico dominio

Colmi di gioia per la vittoria e il loro amore, i due però dimenticarono di offrire il dovuto ringraziamento ad Afrodite. La dea, offesa dalla loro ingratitudine, li spinse a commettere un atto sacrilego contro Cibele, la grande madre degli dèi. Furiosa per l’oltraggio, Cibele li punì trasformandoli in leoni, destinati a trainare il suo carro per l’eternità.

Madrid, plaza de la Cibeles – Fontana di Cibele di José Hermosilla e Ventura Rodríguez, XVIII secolo – Image by NakNakNak from Pixabay

Questa affascinante leggenda è narrata in dettaglio da Ovidio nel Metamorfosi (Libro X, 560-704).

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