Il re Cercione, uno dei numerosi figli di Efesto, aveva una figlia di nome Alope. Questa giovane, amata dal dio Poseidone, diede alla luce un bambino.
Temendo l’ira del padre, Alope nascose la nascita e, con l’aiuto della sua nutrice, fece abbandonare il neonato su una montagna.
Lì, il piccolo venne trovato da un pastore, che lo scoprì accudito da una cavalla. Colpito dalla scena e dal prezioso tessuto in cui il neonato era avvolto, il pastore lo prese con sé. Tuttavia, la ricchezza del panno attirò l’attenzione di un altro pastore, che pretese di allevare il bambino al posto suo, conservando anche il prezioso indumento.
Tra i due scoppiò una violenta disputa, che li portò a presentarsi al loro sovrano, Cercione, per dirimere la questione.
Quando Cercione vide il panno, riconobbe immediatamente l’origine del bambino. Chiamata la nutrice, la donna confessò tutto: il bambino era figlio di sua figlia Alope e di Poseidone.
Furibondo, il re decretò un destino crudele per entrambi: Alope venne condannata a essere murata viva, mentre il neonato fu nuovamente abbandonato sulla montagna.
Qui, la cavalla tornò a occuparsi di lui, fino a quando un altro pastore lo trovò e lo crebbe.
Anni dopo, Teseo giunse nel regno di Cercione e lo sconfisse, ponendo fine alla sua tirannia. Riconosciuto il diritto di Ippotoo, il figlio di Alope, al trono, Teseo lo nominò re di Arcadia. Tuttavia, Alope era già morta da tempo.
Poseidone, commosso dal tragico destino della donna, trasformò il suo corpo in una sorgente, che prese il nome di Alope.
Nota
Ippotoo viene menzionato nell’Iliade di Omero come uno dei cinquanta figli di Priamo, probabilmente illegittimo. Inoltre, un altro Ippotoo, figlio di Leto, figura come capitano dei Pelasgi e alleato dei Troiani durante la guerra di Troia.
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