
Khonsu – Wikipedia – Autore , opera propria rilasciata con licenza CC BY-SA 4.0
Le tradizioni sulla genealogia di Khonsu variano, ma a Tebe si credeva fosse il figlio adottivo del dio Amon e della sua consorte Mut.
Il suo nome significa “l’errante“, un chiaro riferimento al moto della luna attraverso il cielo. Considerato l’ammiraglio dei destini umani, il suo colore è il bianco argenteo, come quello della luna.
Khonsu incarna la bellezza giovanile nella sua essenza più pura. È l’archetipo dello stupore e della spontaneità che risiedono in ognuno di noi. Come accade per molti giovani, la sua luce risplende ancora di più grazie alla sua limitata conoscenza del mondo. La sua bellezza scaturisce dall’innocenza, dall’assenza di consapevolezza dell’impatto che ha su ciò che lo circonda. Come la luna che segue il proprio corso nel cielo, Khonsu è potente perché percorre senza esitazioni il suo divino cammino celeste: egli è semplicemente sé stesso.
Sebbene le prime raffigurazioni lo presentassero come una divinità più aggressiva e sanguinaria, con il tempo venne venerato soprattutto come un dio benevolo, dotato di straordinari poteri curativi, compassionevole e gentile.
Nell’antico Egitto, l’infanzia era considerata il principio della vita, e si credeva che l’immagine del fanciullo divino racchiudesse il seme di tutti i potenziali futuri. La figura giovanile più venerata era Horus bambino, ma anche altre divinità infantili avevano un ruolo significativo. Khonsu, come loro, rappresenta il potenziale insito in ogni individuo: la possibilità di realizzare il proprio scopo divino e diventare ciò per cui si è stati creati.

Frammento di una statua di Khonsu in granito, risalente alla tarda XVIII dinastia (foto di Arthur Weigall, 1913) – Wikipedia, pubblico dominio
In quanto dio lunare, Khonsu era visto come un viaggiatore celeste, un navigatore che solcava il cielo notturno su una barca. Per gli Egizi, la luna era “il sole che risplende nella notte“, e il suo viaggio era celebrato dall’adorazione di babbuini e sciacalli. L’associazione tra la luna e i babbuini rendeva questi animali sacri a Khonsu. Tra le sue funzioni divine, si riteneva avesse il compito di tracciare il destino individuale e determinare la durata della vita, rivelando così la differenza tra il cammino umano e la finalità divina.
Noi abbiamo il libero arbitrio di scegliere il nostro percorso. Esistono molteplici vie che possono condurci alla realizzazione del nostro destino ultimo. Tuttavia, quando ascoltiamo la nostra voce interiore e rimaniamo fedeli alla nostra vera natura, le nostre scelte risuonano maggiormente con il disegno supremo a cui siamo destinati.
Navigare nella vita è come solcare le acque: è più saggio seguire le correnti piuttosto che opporsi a esse. Khonsu ci invita a viaggiare con lo stupore dell’innocenza, affidandoci al piano divino che, in armonia con l’universo, abbiamo contribuito a creare.
Ognuno di noi ha sempre l’opportunità di tracciare la rotta più luminosa e attraversare la vita in uno stato di grazia.
.
.