La mitologia non nasce come semplice fantasia: è un patrimonio di valori e simboli che, trasmesso oralmente e poi per iscritto, contribuisce a definire l’identità storica e culturale dei popoli.
Nella letteratura leggendaria, l’intreccio tra la tradizione greca e quella siciliana si rivela attraverso racconti favolosi, dove realtà storica e immaginazione si fondono.

Alexandre Jacovleff – Eolo, rappresentato come personificazione del vento – Wikipedia, pubblico dominio

Un esempio affascinante è l’Eneide di Virgilio. Nel terzo libro, l’autore descrive la Sicilia come una terra mitica, dove antichi eventi naturali, come la separazione dell’isola dal continente, sono spiegati attraverso il linguaggio epico del mito:

“[…] È fama antica
che di questi or due disgiunti lochi
eran prima uno solo […] Il mar fra mezzo entrando
tanto urtò, tanto ròse, che l’esperio
dal sicolo terreno alfin divise […]”..

Eolo, il custode dei venti (elaborazione digitale di una vecchia rappresentazione in marmo) – Wikipedia, pubblico dominio

Le Isole Eolie, già nel nome, evocano il mito: sono le isole di Eolo, il dio del vento. Zeus incaricò Eolo di governare i venti, tenendoli rinchiusi in un otre o nelle grotte di Lipari per evitare che devastassero mari e terre.

Secondo la leggenda, l’isola di Lipari fu inizialmente fondata da Liparo, figlio di Ausone, un re italico esiliato dai fratelli. In tarda età, Liparo fu raggiunto da Eolo, che sposò sua figlia Ciane, divenne re dell’isola e lo aiutò a tornare in patria.

Anche l’Odissea di Omero (libro X) celebra queste isole: Ulisse, accolto da Eolo dopo la guerra di Troia, riceve in dono un otre contenente i venti contrari alla navigazione. Ma i compagni dell’eroe, credendolo pieno d’oro, lo aprono e scatenano una tempesta che vanifica il viaggio.

“[…] Nella concava nave con lucida fune,
argentea, l’otre legò, di guisa che fuori
neppure un alito uscisse […]”.

Domenico Muzzi – Giunone ordina a Eolo di liberare i Venti (particolare) – Wikipedia, pubblico dominio

Le Isole Eolie sono anche un crocevia di culture, come dimostrano i resti archeologici di epoca romana, segno dei frequenti cambiamenti di dominazione.

Peter Paul Rubens – Vulcano forgia i fulmini di Giove – Wikipedia, pubblico dominio

I Romani, affascinati dalla cultura greca, ne assorbirono miti e divinità, adattandoli alla propria lingua e religione.

Il paesaggio vulcanico dell’arcipelago, con il fuoco, i vapori e le eruzioni,  richiama le fucine del dio Efesto (Vulcano per i Romani), ma anche immagini simboliche come il Purgatorio cristiano, luogo di espiazione e purificazione.

Secondo alcune credenze tardo-antiche e medievali, proprio sull’isola di Vulcano le anime venivano giudicate e purificate, in un passaggio mistico tra mito pagano e religione cristiana.

Anche gli Egizi, secondo alcuni studi, veneravano l’isola come “terra del fuoco“, luogo sacro in cui seppellire e purificare i defunti.
Qui il mito di Eolo si avvicina a quello di Osiride, signore dei venti e delle anime.

Nel Ciclope di Euripide, Efesto è invocato da Odisseo come “signore dell’Etna“, mentre nella Metamorfosi di Ovidio, si narra del rapimento di Ganimede da parte di Zeus sotto forma d’aquila: l’uccello sacro che spesso scendeva nelle fucine di Efesto per ricevere le folgori divine.
In cambio di queste, Zeus offrì in sposa al dio del fuoco la bellissima Venere.

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