Nella mitologia greca, i Giganti non erano solo esseri mostruosi di straordinaria forza: erano anche simboli di una sfida titanica contro l’ordine divino.
Nati dal sangue di Urano, versato sulla Terra durante la sua evirazione per mano di Crono, i Giganti furono partoriti dalla Madre Terra, Gea, per vendicare i Titani, imprigionati da Zeus nel Tartaro.

Questo tentativo di ribellione culminò nella celebre Gigantomachia, la grande guerra cosmica tra gli dei dell’Olimpo e i Giganti. Tra questi ultimi, uno dei più temibili era Encelado, raffigurato come un essere colossale, dalla chioma fluente, la barba lunga e i piedi avvolti in spire serpentiformi.

Lotta fra Atena ed Encelado, su un piatto attico a figure rosse, circa 525 a.C. – Wikipedia, pubblico dominio

Nel cuore dello scontro, fu proprio la dea Atena, divinità della giustizia, della sapienza e della guerra strategica, a fronteggiare Encelado. Mentre il Gigante si lanciava verso la vetta dell’Olimpo, Atena indossò la sua armatura e, invocando la dea Nike (la Vittoria), affrontò il rivoltoso. Secondo la leggenda, la dea lo colpì con il suo scudo e lo fece precipitare nel Mediterraneo.
Per assicurarsi che il pericolo fosse scongiurato, Atena raccolse un’enorme massa di terra e la scaraventò sopra Encelado, seppellendolo. Così, il corpo del Gigante sarebbe diventato nientemeno che l’isola di Sicilia.

Secondo il mito, il corpo di Encelado giace ancora sotto la Sicilia:

    • l’alluce del piede destro sotto il Monte Erice,
    • la gamba destra verso Palermo, l’altra verso Mazara,
    • il busto stia al centro dell’isola sotto Enna,
    • le braccia verso Messina una e verso Siracusa l’altra,
    • la testa e la sua bocca sotto il vulcano Etna.

Ogni volta che il gigante ferito si agita, la terra trema: i terremoti e le eruzioni dell’Etna sarebbero, nel mito, le manifestazioni del suo tormento eterno. Il respiro infuocato di Encelado, il suo rotolarsi, il suo dolore, si esprimerebbero sotto forma di lapilli, boati e scosse sismiche.

Thomas Cole – L’Etna vista da Taormina – Wikipedia, pubblico dominio

Questa leggenda ha attraversato i secoli. Già Apollodoro, nel suo testo Biblioteca, raccontava come Atena avesse fatto precipitare la Sicilia su Encelado per sconfiggerlo. Nello stesso racconto, altri dei partecipano alla battaglia: Eracle, Zeus, Dionisio, Apollo, Efesto, Artemide e persino le Moire, ognuno impegnato a contrastare un Gigante.

Anche Virgilio, nell’Eneide, offre una descrizione impressionante dell’Etna: dalle sue profondità erompono fiamme e sassi infuocati, mentre la leggenda narra che proprio lì, sotto la montagna, giaccia Encelado, colpito dal fulmine di Zeus ma non del tutto annientato.

“Giace il corpo d’Encèlado superbo;
e che quando per duolo e per lassezza
ei si travolve, o sospirando anela,
si scuote il monte e la Trinacria tutta.”

L’immagine di Encelado, simbolo di ribellione cosmica e potenza distruttiva, ha ispirato anche l’arte moderna. A Versailles, in Francia, esiste una spettacolare fontana – il Bosquet de l’Encélade – che raffigura il gigante travolto dalle rocce, ancora vivo nella sua lotta eterna.

Parco di Versailles, boschetto di Encelado. Encelado si frantumò sotto le rocce e si trasformò nel monte Etna. Attribuzione: Coyau / Wikimedia Commons / CC BY-SA 3.0

Ancora oggi, in Grecia, i terremoti sono talvolta chiamati “colpi di Encelado”. Questo antico mito continua a vivere, ricordandoci come i popoli antichi spiegassero i fenomeni naturali attraverso racconti epici, pieni di simboli e suggestioni. Encelado non è solo un personaggio della mitologia: è una forza viva, una leggenda che si agita nelle viscere della Sicilia.

 

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