Matteo 6, 1-4

[1] Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.
[2] Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
[3] Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,
[4] perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

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Luca 12:1-3

1 Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.

 

Apocalisse, la bestia dalle sette teste venerata dai un ipocrita mentre schiaccia un Santo, da ‘The Sum Roy’ da Brother Lawrence – Wikipedia, pubblico dominio

 

RIFLESSIONE

Nel brano di Luca 12:1-3, Gesù mette in guardia i suoi ascoltatori dal pericolo dell’ipocrisia. Il termine “ipocrisia” deriva dal greco e significa “fingere“. L’ipocrita è colui che nasconde le proprie reali intenzioni, mostrando un volto gentile e disponibile agli altri, ma rivelando altrove i suoi veri pensieri e sentimenti.

L’ipocrisia rappresenta una minaccia grave, poiché mina l’amore per la Verità. Un culto privo di morale genera ipocriti e superstiziosi, mentre una morale senza culto forma filosofi e saggi mondani. Essere veri cristiani significa unire entrambe le dimensioni: la fede e una vita eticamente coerente. Questo era il cuore della predicazione profetica:
il culto senza morale è vano, e la preghiera senza rettitudine è ipocrisia.

Il profeta Isaia esprime chiaramente questo concetto: «Non posso sopportare delitto e solennità» (Is 1,13). Osea, citato anche da Gesù, afferma con forza: «Voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti» (Os 6,6).

Questa riflessione trova eco anche nel pensiero di Madame de la Sablière, intellettuale francese del Seicento, amica di Pascal e legata alla spiritualità di Port-Royal. Se esiste un culto senza morale, può esistere anche una morale senza culto. Entrambe le situazioni sono incomplete e rischiano di allontanare dalla Verità autentica.

Il finale del brano evangelico offre un’immagine potente: alla fine dei tempi, la Verità sarà proclamata apertamente, svelando tutto ciò che era stato nascosto dall’ipocrisia e dalla finzione.
Ogni maschera cadrà e ciò che era stato celato sarà rivelato alla luce del giorno.

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