Lauso, figlio di Mezenzio, è una figura tragica dell’“Eneide” di Virgilio. Giovane principe etrusco, incarna il coraggio e la fedeltà filiale, ma anche il destino crudele che accompagna i guerrieri destinati a una morte prematura.

Wenceslaus Hollar – La lotta di Enea contro Mezenzio e Lauso – Thomas Fisher Rare Book Library – Wikipedia, pubblico dominio
Suo padre, Mezenzio, è un re tirannico, disprezzato dai suoi stessi sudditi per la sua crudeltà. Quando questi si schierano con Enea contro di lui, Mezenzio trova rifugio presso Turno, il capo dei Rutuli, e partecipa alla guerra contro i Troiani.
Lauso, animato da un senso di onore e lealtà, combatte al fianco del padre, pur sapendo che il conflitto lo espone a grandi rischi.
Nel duello con Enea, Lauso dimostra un coraggio straordinario, tentando di proteggere il padre ferito. Tuttavia, nonostante il suo valore, viene sopraffatto dall’eroe troiano.
Virgilio descrive la sua morte con toni commoventi: Enea, pur essendo un avversario implacabile, riconosce la nobiltà d’animo del giovane e, colpito dalla sua fine prematura, gli rende omaggio restituendo il corpo ai compagni perché gli diano degna sepoltura.
La vicenda di Lauso sottolinea la pietas romana, ovvero il rispetto per la famiglia, il dovere e la compassione. La sua morte non solo evidenzia il carattere ineluttabile del destino, ma mette anche in luce il lato umano di Enea, che non si compiace della vittoria ma ne riconosce la tristezza.
In questo senso, Lauso rappresenta il giovane eroe destinato a essere ricordato non solo per il suo valore in battaglia, ma anche per la sua devozione e nobiltà d’animo.
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