Lavinia era la figlia del re Latino e della regina Amata. Da tempo molti principi italici avevano chiesto la sua mano, e tra questi Amata aveva espresso una chiara preferenza per Turno, re dei Rutuli e figlio della ninfa Venilia, sua sorella.
Tuttavia, il re Latino consultò l’oracolo del padre Fauno, il quale lo mise in guardia: non avrebbe dovuto concedere la figlia a un uomo latino, poiché il destino aveva già scelto per lei uno sposo proveniente da terre lontane.

Quando Enea giunse nel Lazio, Latino riconobbe in lui il promesso sposo predestinato. Lo accolse con favore e gli concesse in matrimonio Lavinia.

Giovanni Battista Tiepolo – Latino offre in matrimonio la figlia Lavinia ad Enea- Statens Museum for Kunst, Danimarca – Wikipedia, pubblico dominio

Questa decisione scatenò una guerra tra Turno, sostenuto da Mezenzio, re di Cere, ed Enea, affiancato dallo stesso Latino.
Il conflitto si concluse con la morte di Turno e del re Latino. Alla fine, Enea sposò Lavinia e governò su Latini e Troiani, fondando una nuova città che chiamò Lavinio, in onore della moglie.

Guillaume Rouille – Lavinia, immagine tratta dal “Promptuarii Iconum Insigniorum” – Wikipedia, pubblico dominio

Dopo la morte di Enea, Lavinia, per sfuggire all’ostilità del figliastro Ascanio, si rifugiò nei boschi presso il pastore Tirro. Lì diede alla luce Silvio, figlio postumo dell’eroe troiano.

Col tempo, Ascanio, resosi impopolare per la sua durezza nei confronti della matrigna, si riconciliò con Lavinia, cedendole il governo di Lavinio e fondando per sé la città di Alba. Alla sua morte, non avendo eredi, fu Silvio a succedergli.

Il mito è stato narrato da Catone nelle Origini e da Dionigi di Alicarnasso, mentre una versione alternativa, riportata da Livio, identifica Ascanio come figlio di Lavinia e omette ogni riferimento alla sua persecuzione.

Nell’Eneide di Virgilio, Lavinia appare solo marginalmente, pur essendo una figura cruciale, involontaria causa degli eventi che ne seguirono.

 

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