Atlantide, Lemuria e altre civiltà antidiluviane affiorano nei miti di tutto il mondo. Esistettero davvero? Non pretendiamo verità assolute, ma possiamo provare a delimitare ciò che, al di là di interpretazioni, sembra solido e condivisibile.
Un punto fermo è il Diluvio Universale.
Non solo un racconto biblico, ma un evento registrato in testi sacri e leggende di ogni continente: inondazioni di proporzioni colossali che avrebbero spazzato via intere popolazioni. Le cause? Il rapido scioglimento delle calotte glaciali alla fine dell’ultima era glaciale, con un innalzamento dei mari stimato in oltre 100 metri, forse avvenuto in pochi anni o addirittura giorni.

‘Il diluvio’, frontespizio dell’edizione illustrata della Bibbia di Doré – Wikipedia, pubblico dominio
Molti racconti, dalla Bibbia alle tradizioni orali dell’Asia e dell’Oceania, convergono su uno stesso schema: acque che sommergono tutto, sopravvissuti che si rifugiano su montagne o zattere, e la ricostruzione dell’umanità da pochi superstiti. La memoria collettiva del cataclisma si è impressa nelle culture del mondo, sopravvivendo per millenni.

La dea madre seduta, con accanto due leonesse: rinvenuta a Çatal höyük, è un reperto neolitico (6000-5500 a.C. ca.), oggi conservata al Museo della Civilizzazione Anatolica di Ankara. – Immagine da Wikipedia, user Roweromaniak rilasciata con licenza CC BY-SA 2.5
Interessante notare che, attorno al 10.000 a.C., proprio mentre il livello dei mari si alzava, nacque l’agricoltura in zone montuose — non nelle fertili pianure. Una risposta, forse, all’esodo forzato dalle terre sommerse. Çatal Hüyük, in Anatolia, è uno dei siti più antichi mai scoperti: già 8.000 anni prima di Cristo vi erano templi, agricoltura, pastorizia e arte.
Un’eredità che suggerisce un passato molto più avanzato di quanto si pensi.
Cosa scatenò il Diluvio? Una teoria affascinante parla dello slittamento dei poli terrestri, forse causato da cicli solari o da influenze cosmiche più complesse, come il passaggio del sistema solare attraverso campi magnetici interstellari. Cambiamenti climatici improvvisi, correnti oceaniche alterate, tempeste e scioglimenti glaciali potrebbero essere stati gli effetti diretti di tali fenomeni.
L’estinzione dei mammut, trovati congelati con il cibo ancora in bocca, è un indizio. Un altro è l’evidente regresso culturale post-diluviano: le civiltà sembrano ripartire da zero, ma con inspiegabili picchi di conoscenza. Le similitudini tra le grandi opere egizie e mesoamericane, l’ossessione per l’astronomia, le leggende di “dei” venuti da oltremare — tutto suggerisce un legame con un passato perduto.

Frammento sopravvissuto della “mappa del mondo” di Piri Reìs – Wikipedia, pubblico dominio
La mappa di Piri Reis, del 1513, aggiunge mistero: mostra l’Antartide priva di ghiacci con una precisione sorprendente. Se davvero fu copiata da carte più antiche, chi possedeva questa conoscenza?
Atlantide è stata collocata ovunque: in Antartide, nei Caraibi, nel Mediterraneo. Ma i riferimenti di Platone e la toponomastica fanno pensare all’Atlantico.
Forse la civiltà perduta era localizzata in quelle terre oggi sommerse tra Cuba e le Bahamas, allora emerse e fertili. In ogni caso, la loro eredità potrebbe aver influenzato le grandi culture del passato.
E se l’interesse ossessivo per le stelle avesse radici in un trauma cosmico? Forse quegli antichi popoli avevano compreso che non era il cielo a cambiare, ma la Terra stessa.
Le piramidi orientate con precisione quasi assoluta potrebbero essere state pensate come punti fissi, strumenti per ritrovare l’ordine dopo il caos.
In definitiva, la storia del Diluvio e delle civiltà perdute non è solo leggenda: è il riflesso profondo di una memoria condivisa, che continua a suscitare domande sul nostro vero passato.
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