La poesia trobadorica, nata in Occitania nella seconda metà dell’XI secolo, si affermò come modello poetico in lingua d’oc, raggiungendo un prestigio internazionale. Intorno al XIII secolo, trovò terreno fertile anche in Italia, specialmente nel nord, grazie alla presenza di trovatori provenzali esiliati che furono accolti presso le corti dei mecenati locali, come quelle del Monferrato e della Marca trevisana.
In Italia, questa tradizione poetica, nota anche come poesia cortese, mantenne le sue caratteristiche originarie in termini di temi, tecniche, metrica e stile, preservando l’uso della lingua d’oc.

Michael Zeno Diemer – Il Cancelliere Aulico alla corte del mecenate Federico II, Re di Sicilia, a palazzo della Favara con letterati, artisti e studiosi siciliani. – Wikipedia, pubblico dominio

Tuttavia, un cambiamento significativo avvenne alla corte siciliana di Federico II, dove il modello trobadorico venne reinterpretato in modo innovativo e originale.

I poeti della Scuola siciliana, attivi tra il 1230 e il 1250, si concentrarono esclusivamente sulla tematica amorosa, eliminando i temi politici, satirici e morali propri della tradizione trobadorica. Inoltre, abbandonarono la lingua d’oc per adottare il volgare siciliano, una scelta che rifletteva il progetto politico di Federico II. L’imperatore mirava a rafforzare il potere centrale del suo regno, contrastando l’influenza culturale e politica del nord Italia e dell’ecclesia, promuovendo al contempo una cultura colta e indipendente.

La corte federiciana, sede della magna curia (un consiglio reale composto da alti funzionari e nobili del regno), divenne un centro di produzione letteraria raffinata. In questo contesto, il volgare siciliano fu elevato a un livello “illustre”, modellato sul latino e sul provenzale, diventando il veicolo di una nuova espressione lirica.

Tra i principali rappresentanti della Scuola siciliana spicca Giacomo da Lentini, noto anche come Jacopo o “il Notaro“.
Considerato il più prolifico autore della corrente, Giacomo ci ha lasciato 38 componimenti, tra canzoni, canzonette, sonetti e un discordo. A lui si attribuisce inoltre l’invenzione del sonetto, una forma poetica destinata a influenzare profondamente la letteratura italiana.

Dettaglio della miniatura raffigurante Jacopo da Lentini (1210-1260 circa), notaio di Federico II e creatore del sonetto – Wikipedia, pubblico dominio

Altri esponenti di rilievo includono Guido delle Colonne, autore di cinque componimenti, Rinaldo d’Aquino e Giacomino Pugliese, probabili pionieri della Scuola. 

Julius Schrader – Federico II e il tradimento di Pier delle Vigne suo cancelliere. Dusseldorf, Kunstmuseum Kupferstichkabinett – Wikipedia, pubblico dominio

Non meno importanti sono Pier della Vigna, a cui Dante dedicherà il canto XIII dell’Inferno, Jacopo Mostacci, noto per la celebre tenzone sull’amore, Stefano Protonotaro e Mazzeo di Ricco.

La Scuola siciliana rappresenta una delle tappe fondamentali della poesia italiana, gettando le basi per la successiva evoluzione stilnovista e per la nascita di una tradizione lirica in volgare che avrebbe definito l’identità letteraria della penisola.

 

vedi anche:

  • La nascita della letteratura italiana

 

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