La dea Maat incarnava l’ordine, l’equilibrio e l’armonia cosmica, rappresentando il principio fondamentale che regolava l’universo. Figlia del dio sole Ra, si diceva che Maat fosse “nelle narici di Ra“, una metafora che sottolineava il legame profondo tra le leggi della creazione e quelle dell’armonia universale.
Spesso identificata come la consorte di Thoth, il giudice degli dèi, Maat simboleggiava la giustizia, l’equità e la legalità, nonché le forze che governavano l’ordine divino.
Ella forniva la struttura necessaria a sostenere la creazione stessa, ed è per questo che era talvolta descritta come “il cibo e la bevanda di Ra”.
Il suo nome e i valori che incarnava divennero il fondamento del sistema legale e morale degli antichi Egizi. I giudici erano considerati sacerdoti di Maat, mentre i faraoni si proclamavano suoi rappresentanti, assumendo il compito di mantenere l’ordine divino. Maat investiva i sovrani del diritto a regnare e garantiva loro l’autorità di governare e promulgare leggi.
Maat era spesso raffigurata mentre svolgeva un ruolo cruciale nella Camera del Giudizio, dove l’anima di ogni defunto doveva essere valutata prima di accedere all’aldilà. Durante il giudizio, Anubi, il dio sciacallo, pesava il cuore del defunto sulla “bilancia di Maat“, di fronte a Osiride e a un consiglio di quarantadue giudici. Sull’altro piatto della bilancia veniva posta “la piuma di Maat”, simbolo di verità e purezza.
Per gli Egizi, la verità, la bontà e l’onestà erano associate alla leggerezza di una piuma. Un cuore leggero, segno di una vita vissuta rettamente, manteneva la bilancia in equilibrio; in caso contrario, la bilancia si inclinava, rivelando colpe e peccati.
Il cuore, considerato il centro della vita e del carattere di una persona, aveva un ruolo speciale nel processo del giudizio.
Contrariamente agli altri organi, rimaneva nel corpo durante l’imbalsamazione, poiché era ritenuto indispensabile per la vita nell’aldilà.
Per proteggere il cuore e garantirne una testimonianza favorevole, tra le bende della mummia veniva posto un amuleto chiamato “scarabeo del cuore”.
Questo amuleto serviva a preservare il cuore e a impedire che tradisse il defunto durante il giudizio.
Il cuore non rappresentava solo la vita fisica, ma anche l’essenza della persona, includendo emozioni, pensieri e intelletto, legando indissolubilmente la vita terrena a quella ultraterrena.
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